OVVEROSIA LA MISTIFICAZIONE DELL’ARTE OPERATA DAGLI ARTISTI MANCATI
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INTRODUZIONE
in questi ultimi anni della mia vita ho avuto la curiosità di frequentare un corso di disegno pur sapendo che nella mia persona è presente il grande dissidio dell’arte con la tecnica.
A mio avviso si tratta di due attività umane che non vanno assolutamente d’accordo tra di loro, Il reciproco contrasto e la mancanza di armonia costituiscono una vera constatazione nota da sempre.
In prima luogo la tecnica è per me qualcosa di di divino in quanto le sue possibilità e l’incremento che la caratterizzano con miglioramenti continui e sempre più frequenti, costituiscono una parte essenziale della vita umana alla quale si devono tutte le meraviglie artificiali che, attraverso i secoli, hanno creato quel modo di vivere straordinario e diventato così naturale, cosi semplice, da venir da tutti considerato una vera normalità ormai giunta alla perfezione assoluta. Si tratta di un concetto completamente falso perché è cosa ben certa che il progresso tecnico migliora con una velocità incredibile. Se una scoperta ci meraviglia oggi per le sue grandi doti, sappiamo già che domani sarà cambiata, sarà migliore di quella dell’oggi.
Anche nell’arte attraverso gli anni si è verificato un grande progresso che però a mio avviso è per la sua gran parte un bene esclusivo degli artisti veri, mentre la gente comune non lo percepisce nella giusta misura e addirittura arriva a conclusioni opposte come il sostenere e che la pittura moderna sia mille volte peggiore di quella dei secoli scorsi.
L’INSERIMENTO FORZATO DELLA TECNICA IN UNA ATTIVITA’ ARTISTICA
Io ho esordito in questo racconto tentando di descrivere la mia situazione riguardo il descritto dissenso e sono convinto che l’intenso entusiasmo, presente in me fin dalla giovinezza per la tecnica, non mi consenta né di apprezzare sufficientemente né di mettere in pratica qualcosa di artistico proprio per quella diversificazione incancellabile tra le due cose di cui si è scritto.
Nonostante questo mio diniego assoluto per l’arte e pur senza impedirmi di goderne in quelli che sono prodigiosi suoi esempi che vanno dalla poesia attraverso mille altre simili bellezze fino alla scultura e la pittura, mi ha spinto a frequentare il corso di disegno per tre anni per la curiosità di addentrarmi finalmente nel settore totalmente controindicato per me e con tale convinzione della mia inadeguatezza da spingermi ad abbandonare il corso non appena si fosse iniziato a trattare il ramo del colore, materia questa che mi avrebbe inserito in ciò che viene da me considerato la più sconosciuta e della quale non accetto di far parte.
Appena iniziato il corso io mi sono subito dato da fare per far entrare, nella materia disegno che allora studiavo, quella tecnica che io adoro ma che, a detta dell’insegnante , non poteva, non doveva essere utilizzata nell’arte del disegno per le ragioni già spiegate. Infatti nelle modalità di rilievo insegnate si operava traguardando sul modello da disegnare con un listellino sottile in legno rotondo per arrivare a determinare la proporzione reale tra altezza e larghezza, proporzione che poi doveva essere mantenuta nel fare il disegno previo calcolo mentale ed in modo che la larghezza nel disegno differisse con la realtà in proporzione del coefficiente calcolato e partendo dalle due misure fatte. Per esempio se il volto da disegnare é largo 30 cm deve essere alto 65 cm perchè il coefficiente trovato corrispondeva a 1,35
Io , da tecnico quale sono, ho provveduto immediatamente a costruirmi uno scalimetro a sezione triangolare e con sei scale diverse in modo da consentire in maniera facile sia il rilievo approssimato delle misure reali che la loro messa in carta nella diversa scala.
lo scalimetro triangolare
Verificato il buon funzionamento del mio scalimetro con scale diverse, ne ho costruito alcuni altri che ho donato ai miei compagni di scuola convinto di facilitare il loro lavoro di disegno in base alle misure rilevate, senza ottenere nessun risultato perché la disposizione era tassativamente quella di di usare il sistema classico del legnetto rotondo.
L’UTILIZZAZIONE PRATICA DELLA TECNICA NEL DISEGNO
Avendo lavorato nella costruzione di grandi impianti idroelettrici come topografo per la esecuzione dei rilievi e tracciati di cui ho spiegato in dettaglio le caratteristiche e le complessità da risolvere nel mio libro “IL GUARDIACACCIA” nel quale chi volesse approfondire la cosa troverebbe parecchie piacevoli informazioni, mi limito ora a descrivere soltanto il rilievo dei terreni allora necessario per la progettazione delle grandi opere.
In pratica si trattava di misurare accuratamente e disegnare in maniera poi utilizzabile per le progettazioni, tutto quello di notevole che sorgeva sul terreno interessato dai lavori, tramite la determinazione planoaltimetrica dei punti caratteristici dai quali poi a tavolino poter ricavare graficamente la rappresentazione dell’andamento esatto dei terreni su cui dovevano in seguito sorgere le grandi opere. Come risulterà più avanti, i punti da rilevare erano essenziali perchè nel rilievo, non essendo possibile rappresentare tutto l’esistente. ovviamente composto da mille particolari, è necessario ridurne il numero ma intensificarne l’importanza per la successiva riproduzione grafica. Solo nelle fotografie può figurare tutto quello che esiste davanti all’obbiettivo della macchina fotografica, io invece dovevo accuratamente scegliere quei punti partendo dai quali riuscire poi sulla carta a rappresentare il suolo completo di quote altimetriche. Si capisce che tali punti devono essere scelti molto opportunamente, pena la cattiva rappresentazione finale su carta.
D’interesse sapere che la stessa tecnica appena descritta io la ho utilizzata per i miei disegni di cui al corso di disegno e lo facevo, nonostante la ripetuta proibizione dell’insegnante, seguendo pedissequamente le metodologie prima descritte per le grandi opere degli impianti idroelettrici.
L’ESECUZIONE EFFETTIVA DEI MIEI DISEGNI
In pratica per eseguire un mio disegno io devo prima di tutto partire da una fotografia la quale contenga una bella immagine del soggetto e soprattutto che essa sia espressiva d’una situazione di sorpresa, di allegria, di un sentimento oppure avente un bello sfondo, essendo valido il concetto che il mio disegno risulta bello alla sola condizione che sia bella prima di tutto la fotografia.
La fotografia viene poi inserita nel PC dove è possibile ingrandire i particolari e leggere le coordinate cartesiane di tutti i punti rappresentativi scelti con estrema cura e precisione anche nel caso la fotografia originale sia piccola poiché ogni punto, una volta riportato sulla carta, deve costituire un riferimento di una zona determinante della foto. Si capisce come la bravura del disegnatore, anziché essere quella di prendere punti a casoaccio, nel caso specifico del sottoscritto, deve essere quella di creare un riferimento non solo preciso ma anche tale da consentirmi, zona per zona, di riprodurre tante aree dell’oggetto le quali, una vicina all’altra, siano atte a rappresentare tutta la foto in maniera precisa.
Riporto un esempio che può chiarire i concetti. L’occhio è una delle parti tanto importanti di un ritratto che, qualora non fosse ben disegnato, ridurrebbe irriconoscibile l’identità della persona. Ben al corrente di questo particolare, io provvedevo ad ingrandire al computer quell’occhio e quindi leggevo le coordinate cartesiane dei seguenti punti: per il perimetro dell’occhio la punta estrema desta e quelle sinistra, quella più alta e quella più bassa, con cui io riuscivo a tracciare esattamente tutto il contorno dell’occhio. Per la pupilla mi occorrevano quattro punti del contorno ed un punto della piccola luce che brilla nell’occhio. Guardando bene la foto ingrandita nel computer ed io ero allora in grado di disegnare la copia esatta dell’occhio.
In conclusione si può affermare che la vera bravura del disegnatore consiste nel tracciare a vista le zone che vanno da un punto rilevato all’altro, punti che pertanto hanno importanza basilare.
CONCLUSIONI
La conclusione del racconto riguarda un elemento assai importante per un tecnico come lo scrivente ed è l’essere riuscito a disegnare volti individuali con una buona rassomiglianza con il viso della persona reale. Avendo scelto fotografie significative e considerando che il mio disegno è esattamente la copia ingrandita della foto, io ricevo complimenti dagli interessati ed anche da altri lettori dei blog che alle volte mi dicono che sono un artista. E’ ben noto come questa affermazione non corrisponda affatto a verità per le ragioni già spiegate però è ugualmente motivo di soddisfazione per mè a causa di un’altra constatazione e cioè l’aver usato quella meraviglia da mè tanto apprezzata che che è la tecnica in una attività per nulla congeniale con l’uso adottato non per progettazioni delle grandi opere idrauliche ma invece per dei ritratti. Questo fatto per mè supera la soddisfazione che proverei se veramente in mè esistesse , anche in maniera secondaria, l’estro vero del disegno ed in genere dell’arte perchè io mi sono sempre considerato un tecnico dalla testa ai piedi e, come tale, oltre alle grandi soddisfazioni avute in tutta la mia vita lavorativa riguardante la costruzione di grandi opere, ora ricevo anche la soddisfazione di usare la tecnica nella esecuzione di opere tanto belle da essere scambiate per vere opere d’arte.