INTRODUZIONE
Il concetto fondamentale relativo al termine “errore” è molto complesso. Nell’essere umano esso riguarda tutta la nostra esistenza nel sapere e nell’agire incrociando concetti fondamentali come “opinione“, “colpa“, “dolore” e “felicità” . Noi tutti condanniamo gli errori in quanto sono sicura fonte di dispiaceri, di danno materiale o morale. Io voglio, in controtendenza rispetto al comune modo di intendere, dimostrare con esempi miei personali, che sussistono errori che hanno un lato positivo in quanto, al momento del fatto hanno provocato danni più o meno gravi ma, a distanza di anni, costituiscono autentici tesori ai quali non rinuncerei in nessun modo.
IL TRACCIAMENTO DELLA DIGA DI STRAMENTIZZO
Negli anni 1955-56 io (ragazzino di 23 anni) avevo l’importante incarico di tracciare la diga di Stramentizzo in provincia di Trento, diga del tipo in calcestruzzo ed a arco cupola. Ogni mattina di buon’ora io dovevo ubicare sul corpo diga tutti i punti che definivano nello spazio la forma dello sbarramento in costruzione, punti in base ai quali i carpentieri dovevano, non appena io avevo finito il lavoro della giornata, costruire le casseforme entro le quali veniva poi gettato il calcestruzzo che andava a costituire, per un’altezza di due metri al giorno, il futuro corpo diga. Inutile mettere in risalto la necessità di operare con la precisione più assoluta di quei punti senza la quale la diga , invece di costituire una vera e propria cupola sferica delle esatte dimensioni definite dai progettisti, e tuttora visibile in Val di Fiemme. sarebbe diventata un manufatto informe , del tutto diverso rispetto alla struttura destinata a resistere alla pressione del lago di Stramentizzo. Interessante far notare le difficoltà che si incontravano allora nella esecuzione dei complessi calcoli topografici preparatori di quel lavoro a causa della limitatezza dei mezzi di calcolo allora disponibili.( vedere al riguardo l’interessante articolo “La topografia pratica degli anni 50” . nel quale sono spiegate in dettagliato le modalità di tracciamento delle dighe ). II mio lavoro procedeva regolarmente e la diga sorgeva secondo le buone regole costruttive, quando mi accadde di commettere un errore nel calcolare e tracciare in cantiere. In dettaglio tra i mille punti necessari per definire nello spazio tutta la diga, io commisi un errore nella definizione di un solo punto il quale , essendo la diga simmetrica rispetto alla sua mezzeria verticale. , venne raddoppiato tramite un secondo punto sbagliato ed ubicato simmetricamente sull’altra mezza diga. Dal lato pratico ne derivò che il paramento di monte della diga stessa venne compromesso da una piccola irregolarità di una decina di cm a cui non si poteva rimediare in alcun modo essendo il calcestruzzo già gettato e consolidato. Quelleo che si potè attuare il giorno seguente consistette nel far tornare il paramento superiore nel suo esatto tracciato. Si è trattato di un errore di lievissima entità che però provocò un mio profondo dispiacere tanto da farmi ritenere che tutto l’enorme mio lavoro di posa di numerosissimi ed esatti punti, venisse , nel mio pensiero, fortemente deprezzato da questo mio errore. Da quegli anni io sono tornato in compagnia di parenti e di amici più e più volte a rivedere quella diga cui ero sono tuttora affezionato in quanto la vedo come un risultato importante di un lavoro da me eseguito quando ero ancora un agazzino. In particolare sussiste un avvenimento che mi ha dato grande soddisfazione e voglio qui ricordare . La diga è munita nel coronamento e cioè nel suo piano più alto, di un lungo ponte reso necessario per coprire lo sfioratore di superficie che vi si trova e ristabilire quindi il traffico veicolare sopra la diga stessa tramite il ponte stesso il cui tracciato è planimetricamente circolare come tutto è circolare nel corpo diga. Al momento di costruire le casseforme in legno necessarie per il getto della struttura in cemento armato di quel ponte, io ho consigliato i falegnami di costruire tutte le casseforme non già sull’alto della diga bensì all’interno della falegnameria di cantiere assicurando che avrei fornito io tulle le dimensioni necessarie per costruirle fuori d’opera seguendone personalmente l’applicazione e pratica fino a costituire una casseratura dell’intero ponte da portare finita sul posto e rendendo molto più semplice il lavoro di falegnameria. Con la consegna di quei dati il mio compito in quel cantiere era finito e sono stato trasferito in un’altra diga e non so come sia stato nella realtà il seguito dei lavori, Resta il fatto che il ponte costruito è perfetto.
Tornando alle mie visite alla diga di Stramentizzo devo precisare che io in ogni mio sopralluogo non ho mancato di guardare io stesso e di far vedere ai miei amici le due simmetriche irregolarità cioè un piccolo spanciamento verso l’esterno del calcestruzzo (una vicino alla spalla destra e ,l’altra simmetrica vicino a quella sinistra), la cui consistenza è così modesta da non poter essere notata da alcuna persona al di fuori di me stesso che ne sono stato l’autore. Alla fin fine debbo asserire che amo quelle due piccole irregolarità che mi danno oggi una immensa soddisfazione fornendo la prova reale ed indistruttibile di aver partecipato responsabilmente ad uno miei lavori più belli.
MIO PADRE MI MUTILA UN DITO
Un secondo errore che al momento ha fatto disperare mio padre è accaduto quando avevo cinque anni e giocavo con le striscioline di legno che mio papà segava alle estremità delle assi delle varie essenze di legno che usava per la costruzione dei mobili e che io mi predisponevo a raccogliere direttamente dal taglio chi mio papa stava facendo con la sega a mano da falegname. Una volta gli è accaduto di scivolare con la sega e recidermi con essa la punta del mio dito medio della mano sinistra. Impossibile descrivere la disperazione di mio papà, il successivo soccorso del medico che ha deciso che l’asportazione della punta del dito era cosi minuscola da non dare alcun problema a nessuno. Devo ora interrompere questo racconto per precisare che ho recentemente ritrovato, e rimesso in ordine, quel banco di lavoro che mio padre stava usando nel 1937 quando mi ha tagliato il dito. E’ su quel tavolo che ho sistemato il mio pc e tutta l’attrezzatura che uso e che sto usando in questo momento per scrivere questa nota. Ebbene, io assai spesso osservo quel mio dito ed in particolare la cicatrice indelebile che vi si trova a ricordo di quell’avvenimento accaduto in quello stesso tavolo che si trova oggi sotto le mie mani. Concludo affermando che quel piccolo taglio mi permette un ricordo molto piacevole della mia fanciullezza.
IL DENTE ROTTO
Un terzo episodio ritengo di dover aggiungere qui sotto per dimostrare come gli inconvenienti delle volte finiscono per essere utili.
Una declina di anni or sono nel morsicare una sostanza molto coriacea mi sono rotto un dente anteriore. Il dentista nel sistemarlo, lo ha lasciato un po’ più corto di quegli altri provocando le mie proteste che però non sono servite a nulla: il dente è ancora oggi tale e quale. Ebbene qualche giorno fa ho ritrovato una foto del mio viso che ho ritenuto di utilizzare inserendola su internet nel mio logo in modo che essa figurasse nella corrispondenza e nei messaggi via internet. La mia decisione ha provocato delle insinuazioni con accusa di aver utilizzato delle foto troppo giovanili vista la mia tarda età effettiva. Ebbene in quella foto si nota il dente più piccolo di quelli laterali il che è la prova inconfutabile che quella foto è di data recente.
CONCLUSIONE
Qui termina questo mio breve racconto nel quale, pur essendo pacifico che gli errori che si compiono sono normalmente fonte di noie più o meno gravi, tuttavia consiglio tutti i lettori ad avere pazienza nel giudicare perché alle volte capita anche di ricavarne dei risultati positivi.
7th