INTRODUZIONE
Alberto è un cinquantenne titolare di una piccola ma fiorente industria di costruzione di automatismi per alimentazione, ereditata da figlio unico alla morte del padre che la aveva creata con tanta bravura e sacrifici.
Alberto non sembrava figlio di cotanto padre poiché, ormai in età matura, riusciva a malapena a continuare con la gestione di quella industria la quale però dal triennio di sua gestione dimostrava già una grave arretratezza essendo rimasta tale e quale l’aveva costruita ed organizzata il papà e cioè nel migliore dei modi sia per la scelta del personale lavorativo e sia nei continui miglioramenti che la portava continuamente ad uno stadio il più moderno possibile e dal punto di vista economico molto redditizia.
L’ultima produzione di loro esclusiva licenza e brevetto diffuso in molte parti del mondo, consisteva in un complesso elettro – meccanico ed automatico che eseguiva il riempimento di contenitori di varia tipologia previo controllo trattandosi in genere di riempimento con elementi di piccole dimensioni che venivano dosati in base al peso reale delle quantità immesse nei piccoli contenitori di forma variabile e che scorrevano su nastro trasportatore fermandosi appunto per il tempo di riempimento.
Oltre a seguire personalmente l’andamento dell’industria in tutti i vari settori da quello commerciale a quello costruttivo e di aggiornamento e manutenzione degli impianti, il titolare aveva scelto alcuni bravi e molto intelligenti giovani spingendoli a collaborare con lui nel proporre eventuali necessità di miglioramento dei vari settori in quanto, nella loro condizione lavorativa, venivano a conoscenza dei problemi e della possibile soluzione che, una volta segnalata per la buona funzionalità, veniva subito accolta ottenendo quel progressivo aggiornamento che rendeva l’azienda sempre efficiente ed adatta alle novità che si susseguivano velocemente. Ovviamente ad ogni successo dovuto a quei giovani il titolare provvedeva a corrispondere un premio molto gradito più che altro per la soddisfazione che provavano nel loro lavoro e che li spingeva ad un impegno costante appunto di loro grande soddisfazione ed anche benessere economismo.
LO ZIO DI ALBERTO
ll vecchio titolare aveva anche un fratello che era a sua volta un bravo industriatale in un settore completamente diverso ma con cui aveva sempre mantenuto ottimi rapporti in base ai quali ambedue si consigliavano l’un l’altro nelle decisioni importanti da prendere ed, a tale scopo, si scambiavano informazioni dettagliate e continue sul loro lavoro per cui erano in grado, l’uno con l’altro, di vivere l’avventura della loro esistenza di cui amavano scambiarsi ogni problema , ogni soddisfazione ed anche gli insuccessi cui erano stati ambedue colpiti qualche volta.
Alberto, il figlio e successivo titolare, non aveva certo le caratteristiche del padre sia per sua costituzione e sia per l’abbandono in cui era stato lasciato in gioventù da una famiglia preoccupata solo di far fiorire l’industria. Egli non aveva completato alcun corso utile di studio essendo vissuto costantemente nel vacuo divertimento e, possiamo dire, nella dissolutezza. Aveva bellamente evitato di metter su famiglia ricorrendo ragazze di tutti i tipi ma che lo evitavano in toto poiché ognuna di esse non riconosceva in quel pretendente, nessun pregio se si esclude solo la disposizione di denaro che gli consentiva di offrire belle serate, viaggi ed altri divertimenti tutti privi di interesse che non fosse quello del mero piacere concesso dalla disponibilità di soldi chiaramente provenienti dal padre.
LA SITUAZIONE DI ALBERTO
Avendo perso ambedue i genitori in un incidente stradale. egli si era trovato improvvisamente titolare di un’industria molto fiorente ma che avrebbe richiesto, come già precisato, i continui aggiornamenti che nell’epoca , soprattutto nel campo delle apparecchiature automatiche, usufruivano di quei continui progressi della tecnica che egli si era ben guardato dal considerare prima di tutto perché evitava accuratamente tutto ciò che avrebbe messo a dura prova la sua scarsità intellettuale e culturale e poi per la sua illusione che tutto potesse continuare a funzionare perfettamente anche senza i miglioramenti che egli vedeva soltanto come una vera e propria mania di grandezza.
Partito i nel suo nuovo impegno con la convinzione assoluta e completamente errata , di non mettere alcuna passione ai miglioramenti, si considerava soddisfatto quando poteva sopravvivere in maniera agiata così come stava accadendo prima della morte dei genitori .
Ai tempi di questa storia l’utile principale era dato da una apparecchiatura brevettata ed esclusiva che era atta alla dosatura dei vasetti e delle scatole di cartone o di metallo , vetro o plastica ed i genere in tutti i contenitori di generi alimentari, e per lo più di prodotti orto fruttiferi di piccolo formato come piselli e fagioli, apparecchiatura molto richiesta in quanto di tipologia esclusiva e soprattutto ottimamente funzionale.
Uno specialista esterno alla ditta e che avesse espresso il suo pensiero non poteva che dichiarare la necessità di non fermarsi con le modalità del nuovo titolare ma invece come fosse necessario migliorare continuamente nei dettagli ed anche nei concetti di base l’apparecchiatura prodotta in serie sulla quale si basava interamente l’economia e la sussistenza e della ditta.
Ad un certo punto Alberto considerandosi ormai arrivato alla maturità di cinquantenne pensò di metter su famiglia-
La sua indole facilona gli fece intravedere la comodità (perché solo così la considerava) di i trovare una bella donna giovanile che, attratta dalla sua buona situazione economica, avesse accettato di sposarlo ben sapendo che l’unico scopo dello sposo era quello di ottenere una mano nello sbrigare le faccende domestiche nel mentre egli stesso avrebbe pensato al buon andamento della sua piccola industria. In questo senso pensava anche all’arrivo di un figlio al quale affidare dopo gli anni necessari, la continuazione della gestione dell’industria in modo che fosse il figlio stesso a sostituirlo.
Completato questo semplicistico programma con il quale pensava risolvere il suo futuro, Alberto cominciò a fare proposte a donne che gli sembravano adatte ma gli accadeva sistematicamente che presentare una richiesta di matrimonio in questi poveri termini trovasse s soltanto dei rifiuti immediati poiché tutte le interpellate restavano inorridite dal metodo e soprattutto dalla sua personalità assolutamente bizzarra e sconclusionata. Quando conobbe Maria, una trentacinquenne di bella presenza ma che, reduce da una serie di fidanzamenti finiti nel peggiore dei modi in quanto lei era esclusivamente una cacciatrice di un matrimonio ricco, egli ebbe l’impressione di aver trovato la donna giusta. Infatti Maria era proprio quella persona intelligente ma al tempo stesso disonesta, che vide subito l’affare costituito in realtà da quel connubio.
LE PREOCCUPAZIONI SULLA SITUAZIONE AZIENDALE
Alberto accompagnò la nuova promessa sposa a visitare tutti i reparti della sua industria e, alla presenza del personale, magnificò tutto l’esercizio, a suo dire straordinario, della stessa. Anche lei si produsse in domande che a dir poco erano di una sciocchezza indefinibile. Appena finita la lunga ispezione i dipendenti più rappresentativi dell’azienda e cioè il tecnico progettista, il ragioniere addetto alla contabilità, l’amministrativo responsabile della parte economica dell’azienda ed infine il rappresentante sindacale dei lavoratori dell’azienda, si guardarono sugli occhi e dissero, con quattro parole, che la situazione dell’azienda a quel punto diventava tragica. Mancava soltanto che ad un titolare totalmente incapace si unisse una povera demente per capire che la situazione del loro posto di lavoro era in grave pericolo e che avrebbero dovuto incontrarsi per parlarne.
In quella sede il capo tecnico che a suo tempo aveva fatto i progetti delle apparecchiature che rappresentavano il vero successo anche economico dell’azienda, aveva già in mano la progettazione di una versione moderna del dispositivo a sua volta progettato da lui stesso e che tanto successo aveva avuto ma che però non intendeva segnalare al nuovo titolare ritenuto non in grado di seguire un’operazione così importante in quel momento nel quale lo vedevano accompagnato da quella donna che appariva inadeguata in tutte i versi.
In definitiva venne affermata la necessità di un’azione decisiva e utile per salvare la situazione. Parlò anche l’addetto alla contabilità aziendale rendendo noto che l’andamento degli introiti andava diminuendo di mese in mese e che la situazione era ormai al limite estremo e costretta ad entrare in deficit.
L’INCONTRO CON LO ZIO DI ALBERTO
Bisogna qui ricordare che il padre di Alberto aveva quel fratello che loro conoscevano bene poiché lo avevano visto spesso in azienda interessarsi dell’andamento generale dell’industria ed erano al corrente che quest’ultimo riscuoteva tanto la fiducia del precedente titolare da tenerlo sempre al corrente delle sue decisioni aspettando sempre la sua conferma prima di mettere le firme importanti . Questa circostanza fece prendere la decisione di chiedere udienza a questo zio di Alberto per sentire anche il suo parere. Questi accettò ben volentieri di conferire e quando sentì le opinioni di quegli importanti personaggi dell’azienda di suo fratello, si riservò di parlare egli stesso con il nipote. A quel punto. Il tecnico gli spiegò una cosa che egli sapeva già e cioè che la fortuna dell’azienda era fondata sulla produzione e vendita di quella complessa apparecchiatura automatica di dosatura degli elementi alimentari, apparecchiatura oramai obsoleta e quindi bisognosa di un rinnovamento che più delle volte avevano proposto ad Alberto, senza che questi ne capisse l’importanza.
Ad un certo punto il tecnico, volle aprirsi con lui dicendogli che avrebbe deciso di chiarire un concetto fondamentale per l’andamento della azienda.
Lo zio si dimostrò molto interessato e lo pregò di essere dettagliato e di raccontargli tutto da principio alla fine.
Ecco proprio questo vorrei raccontare, disse il tecnico.
Le spiegherò prima di tutto quale è sempre stato lo sprone che ha portato in alto l’azienda. Noi abbiamo progettato e prodotto un sistema che nessuna ditta possedeva e che era in grado di dosare automaticamente il riempimento di qualsiasi recipiente di piccola taglia tra i mille che si usano ai nostri giorni. Per farlo abbiamo fatto in modo che la fila di recipienti metallici, di vetro di cartone di qualsiasi tipo venissero riempiti tramite un piccolo tapis roulant che lasciava cadere progressivamente gli elementi nel vasetto durante la sua sosta sopra la bilancia. Quindi abbiamo regolato il funzionamento di questo tapis roulant in modo che si fermasse esattamente quando era stato immesso il quantitativo esatto del peso richiesto. Tutto questo è andato benissimo per tutti questi anni ma oggi è venuto alla luce un piccolo difetto che prolungava la sosta sulla bilancia di pochi secondi ma in numero elevatissimo per cui la velocità di tutta l’operazione era gravata da questo ritardo. Si trattava di un dondolamento della bilancia provocato dalla caduta di ciascuno degli elementi che, sbattendo sul recipiente e quindi sul piano della bilancia, la faceva oscillare ed anche ritardare come detto l’intera operazione. Allora il difetto era considerato di poco conto ma oggi non più. E’ dimostrato che bisogna eliminare quel dondolamento della bilancia e poter far correre più velocemente i vasetti riempiti a dovere.
Ebbene io ho studiato a fondo il problema convinto come sono che esista soluzione ed io la ho trovata e sperimentata. Si tratta di questo: l’immissione digli elementi nel vasetto sottostante non deve avvenire per caduta dall’alto al basso perché è quella caduta a provocare la perdita di tempo, la dosatura deve essere fatta togliendo per aspirazione dal basso verso l’alto gli elementi in eccesso in modo da lasciare indisturbata la bilancia e quindi definire subito il peso ottimale ed abbreviare al massimo il tempo di esecuzione dell’intera operazione,
Lo zio però gli chiese ulteriori i informazioni : ma insomma cosa avverrebbe esattamente nella nuova dosatura . Ecco i vasetti vengono riempiti fino all’orlo prima di farli arrivare alla bilancia e qui essi hanno un peso sovrabbondante. Come arrivano e si fermano alla bilancia, entra in funzione un aspiratore a vuoto d’aria che preleva uno dopo l’atro gli elementi mentre il peso totale del vasetto è sotto controllo e, a peso esatto raggiunto, viene sospesa l’aspirazione ed il vasetto continua la sua corsa. Tutto questo io lo ho sperimentato in maniera rudimentale ma sufficiente per darmi la garanzia che il metodo per aspirazione funziona e non produce oscillazioni alla bilancia. Ora se noi costruissimo una nuova apparecchiatura di dosaggio automatico basata su questo principio noi ricominceremmo la stessa storia gloriosa di quella volta in cui siamo usciti con il vecchio dosatore automatico che oggi però deve essere sostituito con uno più performante.
Nella stessa giornata lo zio si incontrò con il nipote e, stando molto alle larghe dai problemi, cercò di capire se sussisteva una possibilità di soluzione intelligente. Egli parlò anche con la sua promessa sposa ed anche a questa oltre che alle questioni morali descrisse anche quelle pratiche relative all’azienda.. Purtroppo il risultato dell’intervento dello zio fu negativo, fortemente negativo. Egli riferì di essersi informato per proprio conto tramite le banche che conosceva bene ed anche di personaggi politici e importanti del territorio trovandoli tutti concordi sulla cattiva situazione economica della realtà e cioè della constatazione dell’azienda che, dopo la dipartita del fratello, viaggiava in acqua cattivissime provocate dalla mancanza di una direzione seria. Detto questo lo zio aggiunse che riteneva inattuabile la prospettata soluzione di ristrutturazione di fondo dell’azienda medesima. .
Alla fine di questo ragionamento egli si dilungò a dire che conosceva bene il nipote già cinquantenne e con uno stato di fatto assolutamente nullo.
CONCLUSIONI
Lo zio terminò dichiarandosi del tutto pessimista ma che aveva delineato una possibile soluzione da sottoporre a loro stessi.
Egli riteneva possibile soltanto che suo nipote potesse continuare una vita del tutto simile a quella condotta fino allora e quindi egli non poteva aver più nulla a che fare con un’azienda che egli stesso non era in grado di dirigere : la gestione doveva per forza passare a qualcuno in grado di farlo.
Secondo lui non c’era nessuno che si prestasse bene come erano loro, proprio le persone in quel momento presenti al colloquio. Il da farsi consisteva nella creazione di una cooperativa o associazione tra loro quattro che si sentissero in grado di prendere in mano l’azienda, effettuarne subito l’ammodernamento per iniziare quanto prima possibile la produzione della nuova apparecchiatura dosatrice di cui aveva capito perfettamente l’importanza. Per quanto riguarda Alberto egli affermò che la cosa da lui preferita era dare in affitto l’azienda, dietro versamento di un importo mensile che gli consentisse di vivere restando vompletamente al di fuori della gestione dell’azienda.
La conclusione del racconto è amara e dolce allo stesso tempo.
Amara perché non sarebbe giusto he un dissoluto e nullafacente come Alberto potesse ti uscire a trascorrere l’intera vita a gozzovigliare senza mai compiere delle azioni meritevoli ed era allo stesso tempo dolce perché l’azienda avrebbe continuato a sussistere usufruendo della passione, dell’impegno di brave persone come quelle che erano li presenti.
Il finale vedeva costituita una cooperativa tra dipendenti che , assunto un mutuo bancario, avevano ottenuto il brevetto per la nuova apparecchiatura già prevenduta ad i vecchi clienti che utilizzavano ancora la precedente versione. La ditta quindi riprendeva la sua attività con un buon andamento che consentiva di far fronte a tutte le spese compreso il costo dell’affitto mensile da corrispondere al proprietario degli immobili che era sempre Alberto ed inoltre di costituire un capitale depositato in banca con il quale si propongono di acquisire la piena proprietà dell’azienda .