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INTRODUZIONE
Io sono nato in un piccolo paese di montagna dove ho passato, molto felicemente, la mia fanciullezza e la gioventù.
In paese ci si conosceva tutti indistintamente anche perché nei giorni feriali eravamo soltanto noi ragazzini a scorrazzare allegramente proprio per quelle strade allora percorse soltanto da qualche carro trainato da buoi, un cavallo o da un asino.
Era alla domenica che molti paesani si ritrovavano numerosi per andare alla messa e quindi per riunirsi nelle osterie a bere in compagnia ”un’ombra de vin” molto spesso accompagnati in coro dai presenti che conoscevano le canzoni della montagna.
LA VICENDA
L’episodio piccolo piccolo ma secondo me molto bello, è accaduto in giorno di Pasqua di un anno lontano Usciti alle 11 e mezza dalla “messa granda” noi giovanissimi ci si era radunati nella casa di Orlando sita vicino alla chiesa dove era stato costruito il “roccolo” un gioco in terra composto da un cerchio di botte bello grande entro il quale era stata costruita la platea di gioco in sabbia bagnata e tirata a liscio nella quale ogni concorrente faceva scorrere il proprio uovo sodo dipinto facendolo scendere dall’apposito scivolo consistente in un coppo da tetto. La regola premiava colui che riusciva a colpire un uovo tra quelli della platea di gioco il quale poteva così a mangiarsi l’uovo colpito.
Mentre stiamo giocando con le uova dipinte vedo arrivare Guido, un ragazzo della mia età purtroppo affetto da una disfunzione grave che gli comportava un modo di vivere particolare. In pratica egli non aveva potuto frequentare nessuna scuola né era in grado di giocare con noi anche se tutte le domeniche percorreva i cinque chilometri da casa sua pur di arrivare in paese e stare in nostra compagnia. Egli aveva una passione ed una soltanto, quella di un coltello ricurvo e tascabile chiamato in dialetto “britola” avente il manico di legno e con il quale incideva dei rami d’albero oppure dei pezzi di legno da cui ricavava delle strane forme che solo lui capiva.
Guido aveva una tale passione per la britola che ogni tanto se ne faceva regalare una di nuova e diversa da quella che aveva già. Dopo averla ammirata a lungo correva al paese per farla vedere orgoglioso a noi suoi amici.
LA BRITOLA DIMENTICATA
Siamo semore al giorno di Pasqua ed io, non appena visto arrivare Guido, gli ho chiesto, come facevo sempre, di farmi vedere la sua britola poiché, essendo il giorno di gran festa, senza dubbio Guido ne aveva una di nuova. Egli prontamente mise una mano in tasca per farmi ammirare il nuovo abituale capolavoro. Ma, cosa grave ed inusitata, egli non aveva in tasca alcuna britola, sicuramente dimenticata a casa. Disperato per la pessima scoperta usci con questa frase : “ al dí de Pasqua senza britola no al è gnanca festa” ( il giorno fi Pasqua senza britola non è nemmeno giorno di festa). E Guido riprese la strada di casa cioè cinque chilometri di andata e cinque di ritorno pur di poter mostrarci la sua britola nuova. La cosa mi convinse che io avrei dovuto rimanere li a giocare con le uova per tutto il tempo occorrente a Guido per il suo viaggio di andata e ritorno pe aspettarlo a dargli piena soddisfazione per il suo nuovo acquisto. Questo io ho puntualmente fatto.
LA BRITOLA PARTICOLARE : E’ DI OSSO!
Quando finalmente lo vidi arrivare gli corsi incontro per farmi mostrare la nuova britola. Guai a mé é se non fossi rimasto! Era accaduto un fatto miracoloso! La nuova britola di Guido era eccezionale perché non aveva come al solito un manico di legno ma, parole di Guido, di osso! Ma cos’era in realtà accaduto? Allora non esisteva ancora la plastica però era appena apparsa in commercio la bachelite cioè un materiale nuovo, primo nel suo genere, che era subito stato assimilato al solo materiale duro allora noto cioè l’osso di animale.