IL GIOCO SENZA FINE

INTRODUZIONE

All’epoca della mia gioventù non c’era disponibilità dei mille giocattoli sia meccanici e sia elettronici che ai nostri giorni impegnano in maniera addirittura esagerata tutta la giornata dei ragazzi. Non per questo mancavano giochi che, pur nella loro semplicità, ci davano modo di divertirsi ancora più intensamente di quelli odierni . Potrei riportare una lunga lista di nomi con qualche accenno alla attività ludica della gioventù dei tempi andati da cui il lettore avrebbe una prova evidente di quanto ci si divertiva. Si trattava di giochi tradizionali con i quali i giovani di quella generazione si era divertita tantissimo anche prima della nostra era.

UN GIOCO PARTICOLARE

Devo subito chiarire che, essendo basati sull’uso di elementi messi a disposizione direttamente dalla natura, di tanto in tanto tanto e grazie all’inventiva di qualche giovanissimo fantasioso ed intelligente, venivano aggiornati o modificati rendendo ancora più piacevole il nostro tempo.
Nel presente racconto ci si limita a descrivere, per la sua originalità, un gioco del tutto particolare che è stato battezzato fin dal nascere, partendo dalla sua caratteristica fondamentale che era quella che, una volta cominciato, non permetteva di terminare il suo corso mai più. In poche parole era un gioco senza fine e limitato a mé ed al mio amico Bepi. Il nostro gioco aveva lo scopo di definire come vincitore quello di noi due che fosse riuscito a dire per ultimo la parola di saluto da noi inventata “trec”. Da quella volta sia da ragazzi , da adulti ed anche ora da vecchi, ogni volta che io e Bepi ci siamo trovati al momento di salutarci lo abbiamo fatto con questo saluto : TREC.

IL PROBLEMA DEL NUOVO GIOCO

In tutto questo sussisteva un problema. Ciascuno, al momento di allontanarsi dall’altro esprimevamo il nostro saluto particolare ripetendolo più volte anche da lontano ognuno con lo scopo, Irraggiungibile, di essere l’ultimo a salutare. Questo accadeva soprattutto da ragazzi quando ognuno fi noi due urlava trec dal punto più lontano possibile. Poi sono passati gli anni ed io mi sono trasferito dal paese originario dove sono sempre tornato per brevi visite e non mancavo mai di andare al bar dove Bepi giocava a carte. Al momento di salutare l’amico io Io facevo all’ultimo momento prima di uscite e sprangando bene la porta del bar. Allora Bepi sospendeva la partita per uscire dal bar ed urlarmi il trec da lontano.
Insomma anche in questi i ultimi casi e dopo anni ed anni di prove infruttuose non siamo mai riusciti ad essere vincitore nessuno di noi due.

LA PERDITA DELL’AMICO E LA FINE DEL GIOCO

Recentemente è accaduto un grave fatto : Bepi è deceduto.
Io non ho potuto andare al suo funerale ma andrò a salutarlo al cimitero.
Avrei quindi l’occasione di salutarlo restando io il vincitore ma non lo farò assolutamente . Gli dirò : Ciao Bepi, ti saluto non al nostro modo personale ma con quello tradizionale perché mi pare giusto lasciare che sia tu il vincitore definitivo semplicemente perché non posso approfittare viste la diversità delle nostre situazioni reali mentre sappiamo tutti due che per vincere una battaglia bisogna farla ad armi pari.

Ciao Bepi, riposa in pace-

il mio amico Bepi