INTRODUZIONE
Io ho passato dieci anni di lavoro nella zona del Primiero in provincia di Trento impegnato nella costruzione dell’impianto idroelettrico di Val Noana. Tale impianto era composto da una serie di grandi manufatti con i quali veniva raccolta l’acqua in diversificatati rii con acqua fluente continua o di vallette dalle quali captare le acque piovane che in determinati periodi vi si raccolgono in quantità notevole. Tutte le acque venivano poi accumulate nel lago artificiale di Val Noana sito in prossimità di Imer per essere poi addotte anche tramite una condotta forzata alla centrale idroelettrica situata di fianco alla strada provinciale per Fonzaso a qualche chilometro a sud di Imer.
LA CONOSCENZA DI ALDO
Il mio lavoro era esclusivamente topografico e comprendeva in un primo tempo i rilievi del terreno interessato dalle mastodontiche opere e soprattutto riguardava anche la costituzione di una rete dli punti detti trigonometrici di cui determinare le coordinate cartesiane applicando le regole della trigonometria piana e cioè senza considerare la sfericità terrestre in ragione della .limitata zona in oggetto .
Nel corso del mio lavoro ho avuto l’occasione di conoscere Aldo un collega cui erano affidati vari incarichi da eseguire in cantiere e che ho avuto modo di apprezzare sia come persona e sia come tecnico. Aldo abitava a Fiera di Primiero ed io ho potuto assistere al suo splendido comportamento nei riguardi delle sue due figlie piccole e purtroppo colpite da insufficienze varie di comportamento. Ma l’affetto che dimostrava Aldo per loro era commovente e sicuro indice di un grande cuore.
Ho più volte spiegato che il mio lavoro mi piaceva molto soprattutto perché, mancando completamente l’attrezzatura topografica molto avanzata oggi esistente e soprattutto non esistendo un sistema topografico di rappresentazione del suolo ad alta precisione, occorreva creare un sistema topografico locale con costituzione di una rete di punti trigonometrici di alta precisione che sarebbero a posteriori utilizzati per tracciare le grandi opere dell’impianto idroelettrico.
Nella esecuzione del citato lavoro, oltre alle regole normali della topografia, dovevamo sempre sfruttatore l’iniziativa personale per adeguare tali regole alle difficoltà caratteristiche dei luoghi. Era in questo campo che doveva brillare l’iniziativa di ognuno di noi e quindi era importante scambiarsi le innovazioni che avevamo sperimentato con successo.
In questo campo io mi trovavo molto bene con Aldo perché coincidevano tra di loro le nostre conoscenze teoriche di base ed anche le citate innovazioni personali dove risultavano molto importanti le modalità di esecuzione considerando che, a quei tempi, dovendo ripetere uno stesso calcolo per moltissime volte, ognuno di noi aveva impostato dei moduli, delle tabelle che miglioravano molto la loro esecuzione materiale e ripetitiva.
Io per esempio avevo scoperto la macchina calcolatrice manuale doppia cioè composta da due macchine funzionanti in parallelo su ognuna delle quali si poteva impostare una formula di calcolo diversa dall’altra . Poi , girando la manovella per molteplici e modulati tentativi, era possibile uguagliare ambedue i risultati ottenendo molto velocemente la risoluzione dei calcoli. Quel metodo anticipava il calcolo iterativo che è uno dei metodi più usati nei moderni computer per risolvere complesse determinazioni mediante la successione di calcoli via via sempre meno approssimati in progressione finché e grazie appunto all’iterazione, il procedimento viene fermato poiché il risultato ammetteva errori tra due calcoli successivi inferiori della tolleranza prefissata. Anche noi con la calcolatrice doppia effettuavamo, con una straordinaria anteprima, il metodo iterativo che però non avveniva automaticamente come fa oggi il PC ma invece manualmente girando la manovella.
Ecco in questi casi io ed Aldo discutevamo assieme e ci confrontavamo nella risoluzione di molte problematiche.
GLI ANNI SUCCESSIVI E LA CONCLUSIONE
Alcuni anni dopo, mentre Aldo continuava con il suo studio topografico sito a Fiera di Primiero ed io lavoravo a Venezia si è verificato un lungo periodo di separazione tra noi due poi interrotta da una una assidua e molto piacevole frequentazione con ripristino totale dell’amicizia fraterna
Era accaduto che la mia società avesse bisogno di un rilievo topografico importante da fare a Pordenone dove dovevamo eseguire una progettazione che richiedeva il rilievo topografico di un’ampia zona di quella città, Io ho subito consigliato di dare l’incarico ad Aldo sicuro del buon risultato che effettivamente abbiamo poi avuto.
Fu in quell’occasione che, avvicinandosi la fine dell’anno gli chiesi quali fossero i suoi programmi per festeggiare, come facciamo tutti, la mezzanotte dell’ultimo giorno dell’annata.
Quello che mi ha raccontato costituisce un elemento valido per concludere maniera la più opportuna la dimostrazione della grandezza di Aldo.
Quando io gli chiesi se faceva una festa di capodanno a casa con bicchierate di spumanti oppure andando con la moglie in sala da ballo e festeggiare in compagnia degli amici.
Niente di tutto questo. Il suo racconto riguarda un avvenimento di una poesia da sogno.
Aldo mi precisò che egli la sera del 31 dicembre, ripetendo ciò che faceva da alcuni anni, sarebbe partito da solo per risalire i ripidi sentieri per avvicinarsi alle Pale di San Martino e poi, arrivato abbastanza in alto dove c’era molta neve, scegliere una posizione panoramica dalla quale poter vedere nella notte tutt’intorno i vari paesi del Primiero illuminati dai fanali stradali . Lì scavava una buca nella neve in modo da potersi stendersi un pò inclinato rispetto all’orizzontale e ricoprirsi interamente di neve lasciando fuori solamente la testa. Così, assolutamente solo in quella posizione con la la neve che lo riscaldava nel silenzio più assoluto della natura che lo circondava bellissima, sotto un cielo limpidissimo essendo splendente di una miriade di stelle come si può vedere solo in alta montagna, egli, con i paesi tutto attorno a Fiera di Primiero che alla mezzanotte precisa, tutti insieme , contemporaneamente facevano squillare vicino e lontano, lontano , forte o piano piano, le loro campane con quella che Aldo considerava un vero concerto di musica divina , ecco, mi disse Aldo, questa é la felicitá grande con cui io assisoto all’arrivo del capodanno ringraziando il cielo che mi aveva donato un anno intero di vita splendida.
Devo dire che quanto raccontato mi ha profondamente commosso mentre qualche anno dopo la mia commozione ha raggiunto il culmine quando ho saputo che Aldo era deceduto in una delle scalate di quella parete di roccia tanto amata e che egli usava risalire spesso e che aeva deciso di riprendersi e tenere per sempre lì, vicino, vicino il suo Aldo, aggiungendo il suo nome nell’elenco inciso sulla roccia, di altri rocciatori come lui presenti.