IL POETA

DANTE – GENIO VISIONARIO PER ECCELLENZA

INTRODUZIONE

Alla nascita di Piero ebbe luogo una grande festa. I genitori aspettavano da dieci anni la lieta notizia che costituisce il vero completamento della famiglia, almeno questa era la loro convinzione.
Trascorse il primo decennio dopo le nozze, senza risultati di sorta nonostante tutti i controlli e le cure ordinate dagli specialisti. Tutto sembrava a posto ma il bimbo non arrivava.
Quando il grande avvenimento divenne realtà fu salutato con festeggiamenti e la famiglia cominciò quella che consideravano la vita vera. Adoravano quel bambino come fosse un dio e certamente lo consideravano la loro più grande soddisfazione. Ed in verità il bimbo col crescere dava loro l’impressione di essere un fenomeno che, diceva il padre, era del tutto normale per qualsiasi genitore che finisce sempre per considerare il proprio per il più bello, il più bravo ed anche il più intelligente bambino del mondo.

PIETRO IL FENOMENO

Accadde però che man mano che cresceva il bambino veramente dava l’impressione di essere un fenomeno perché era curiosissimo su tutto quello che lo circondava, su quello che faceva eglI stesso, i genitori oppure chicchessia. Egli voleva conoscere tutto e poi interpretare a suo modo e commentare, dapprima con i gesti naturali poi con la parola ed appena avutone la possibilità, con lo scritto.

Fatte queste premesse, impossibile immaginare quello che sarebbe potuto accadere il giorno in cui Pietro, come tutti I ragazzi maturi, avesse avuto a disposizione i moderni mezzi digitali di comunicazione come accadrà nella realtà dopo alcuni anni.

L’entusiasmo dei genitori raggiungeva estremi limiti che loro stessi giudicavano esagerati senza tuttavia fare nulla per rimediare. Sopravvenne un’abitudine molto strana. Pietro, giunto ai sei anni e cominciata la prima classe elementare. rimase molto impressionato dal fatto che c’era lì una persona, ovviamente la maestra, la quale durante tutto il tempo svolto in classe non faceva altro che attuare tutto quello che era stato da sempre la sua preoccupazione principale e cioè spiegare, spiegare, spiegare sempre in tutti i settori e in tutti i modi inimmaginabili e comunque diversissimi ed imprevedibili ma sempre desiderati da un curioso come era lui, Petro.
Anche la maestra, fin dai primi tempi, non faceva che meravigliarsi di questo ragazzino mai sazio di chiedere, di ascoltare con una attenzione spasmodica ed infine di commentare a suo modo ogni argomento venuto alla luce della scuola ed anche della vita in genere.

LA SCRITTURA

Una delle prime sorprese che il piccolo considerava incredibilmente era il poter trasferire sulla carta mediante la scrittura i pensieri che passavano per la testa. Questo avvenimento egli lo considerava immensamente grande e continuava a chiedersi com’era possibile far entrare dentro la carta le mille cose che gli frullavano per il cervello. Egli continuava a porsi delle domande. “Non capisco come sia possibile tutto questo” e si sentì in dovere di chiedere alla maestra cos’era veramente la scrittura. La maestra non riusciva a spiegare che le cose erano diverse da quello che pensava lui. Le parole ed i numeri di cui si tratta non entravano dentro la carta, semplicemente non erano che simboli o detto più semplicemente dei disegni ognuno dei quali non rappresentava un oggetto come ad esempio una casa , un gatto , un uccello ma invece ogni segno indicava una lettera o un nmero . Allora Pietro disse : Ho capito la scuola serve proprio a quello ad insegnare a tutti vecchi e giovane questi disegni o simboli,
La maestra gli disse bravo hai capito perfettamente cos’è la scuola che tu stai frequentando.
Pensa che questa scuola, fatta in un modo o in un altro, esiste da sempre dappertutto ed io te ne darò la prova leggendoti delle favole vecchissime perché scritte mille e mille anni fa e che si possono leggere anche oggi, come farò io.
Mentre leggeva le favole Pietro la interrompeva perché c’erano delle cose scritte che, per quel che sapeva lui, non esistevano proprio oppure egli non sapeva cosa fossero.
La maestra gli disse allora vedi che hai capito l’importanza dello scrivere che è quella di far sapere a tutti ed anche a distanza di anni e di luoghi come è fatta la natura e come si comportano gli uomini, le bestie, in poche parole tutta la natura.
Ma allora commentò Pietro anch’io potrò scrivere le mie cose in modo che tutti le sappiano. Bravo disse la maestra soprattutto se diventerai scrittore potrai scrivere mille cose che resteranno per sempre e Pietro assicurò che egli da grande avrebbe fatto proprio lo scrittorie perché trovava meraviglioso questa facoltà di poter fissare per sempre le sue cose, i suoi pensieri.
La maestra restò tanto impressionata da un comportamento che non le era mai successo nella classe prima e proprio all’inizio della scuola avere uno scolaro così perspicace ed attento..
Lei pensò bene di avvertire i genitori per dire che le qualità eccezionali del bambino avrebbero dovuto essere seguite attentamente indirizzandole nella giusta strada perché, se lasciata in libertà, una fantasia del genere avrebbe potuto rivolgersi verso orizzonti i più vari e quindi sia ottimi che pessimi. Il padre commentò queste affermazione assicurando che nessuno poteva sapere cosa avrebbe fatto in futuro un bambino che allora aveva solo sei anni e Pietro intervenne nel discorso dicendo che egli era sicuro di quella decisione e cioè di diventare scrittore.
Da quel giorno Pietro non parlò mai più a nessuno di quella scelta cui egli credeva profondamente per un motivo preciso. E’ chiaro che lo scrivere in sè e per sè per Pietro era stato e continuerà fino alla tarda età un elemento incredibilmente sconosciuto in tutte le sue parti non solo da quelle iniziali quando era riuscito a comprendere l’importanza di quei segni grafici per rappresentare le lettere dell’alfabeto quanto invece per le sue possibilità che egli ha sempre considerato infinite ed imponderabili. Per questo egli era convinto di non poterne parlare con nessuno perché nessuno avrebbe capito quello che egli intendeva per scrivere nel vero senso della parola.
Se da un lato Pietro evitò sempre di discutere con gli altri, il contrario accadeva nella sua vita pratica poiché egli aumentò sempre la voglia di conoscere tutto quello che era stato già scritto attraverso i secoli. Evidentemente il tema era così vasto che la frase era solo indicativa di quanto grande fosse la sua passione per lo scritto.
Prima che le scuole elementari finissero egli disse alla maestra che, vista l’ammirazione che egli provava per l’archiviazione di tutti i suoi pensieri tramite la scrittura, egli avrebbe voluto cominciare a descrivere e quindi conservare tutto quello che aveva vissuto nella scuola. La maestra non solo gli assicurò che quella era la più bella decisione da prendere ma addirittura che lei lo avrebbe aiutato. Infatti durante le vacanze estive Pietro, aiutato dalla maestra che egli andava a trovare ogni volta che aveva necessità, cominciò un lavoro di scrittura che intendeva prolungare per anni ed anni rendendo imperdibili molti dei pensieri e delle attività che aveva già svolto e che avrebbe affrontato in futuro.
Fu alle scuole medie che egli ebbe una spinta fortissima in tutte le sue idee quando ebbe da studiare il latino. Fu allora che si perse ad approfondire i rapporti che esistevano con l’italiano la lingua che sostituì il latino ma che in certi punti restò valida per la maggior precisione con cui il latino medesimo riusciva a rappresentare certe leggi e certi argomenti.

Quando poi volle frequentare il liceo classico ed ebbe modo di conoscere il greco antico ebbe luogo veramente la sua totale immersione in tutto quello che significava lo scrivere o meglio il descrivere in maniera fissa ed incancellabile i pensieri della sua mente. Per lui, pur avendo ben capito cos’è la scrittura , tuttavia aveva sempre in sé la convinzione di quale grande meraviglia era la possibilità di fissare le idee in maniera imperdibile molto diversa da quello che gli accadeva continuamente nel fare delle scoperte, di immaginare abitualmente che le sue mille idee in quel modo potevano essere riconsiderate anche più volte ed a distanza di tempo dopo per studiare tutte le possibilità di sviluppo possibili ed a loro volta suscettibili di successive ulteriori innovazioni. In poche parole la rivoluzione apportata al cervello di Pietro dalla scrittura gli aveva confermato la sua predisposizione per il progresso del suo modo d ivivere e di ragionare e soprattutto di registrare in maniera stabile la continua sua immginaziome di innovazioni le più svariate.

Ad un cero punto arrivò il computer messo a disposizione di tutti e che gli diede modo di organizzare le sue rielaborazioni con schemi, con disegni e in molti altri modi propri del PC. Tutto ciò favoriva la continuazione di quell’elaborato testo che egli continuava a comporre per fissare tutti i percorsi della sua vita e soprattutto della sua mente così fertile.

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

il colmo si ebbe quando cominciarono a funzionare i primi interventi della intelligenza artificiale.

Pietro parti immediatamente ad inseguire tutte le informazioni possibili riuscendo a capire che si trattava di un mezzo importantissimo per avere delle risposte a quesiti di qualunque genere.

Infatti il PC, ricevuta la domanda, grazie alla intelligenza artificiale, arrivava a scandagliare un numero immenso di notizie relative all’argomento , a collegarle tra di loro in modo da dare una soluzione conclusiva e documentata dell’interrogativo che egli si stava ponendo. La definizione ottenuta risultava composta secondo tutte le regole della buona scrittura italiana e di qualunque altro stato.

LA CRISI PROVOCATA DALL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Accadde però un imprevisto incredibile come, del resto, era tutta la vita di Pietro.
L’avvenimento “INTELLIGENZA ARTIFICIALE” sconvolse totalmente le idee di Pietro il quale arrivava a dire : ma adesso, con questo procedimento perfettamente funzionante, io stesso cosa ci sto a fare in questo ambiente dove esiste un tuttofare automatico in grado di risolvere tutti i problemi che io mi sono sempre scervellato ad affrontare esaminando tutte le cause e tutte le possibilità degli argomenti che mi passavano per la mente nonché quelli della letteratura tecnica ritrovabile nelle biblioteche oppure su internet.

Adesso c’è un meccanismo molto più bravo e veloce di mè e preparatissimo nel trovare i risultati più precisi e documentati dei miei. Ma allora cosa ci sto a fare io in questo mondo se sono diventato completamente inutile?
Da quel momento Pietro passò un periodo abbastanza lungo con una profonda crisi cerebrale. Era presente in lui una malinconia che lo perseguitava in quanto vedeva un futuro molto fosco. Il fatto che delle straordinarie macchine automatiche potessero sostituirsi all’intelligenza umana lo faceva sentire annullato assieme ad una ormai prossima società organizzata non da persone intelligenti ma da individui nulli perché capaci soltanto di manovrare questo potente mezzo accontentandosi di poter trovare già belli e pronti risultati eclatanti e mostruosamente esatti, efficaci e compiuti dall’intelligenza artificiale che man mano si sostituiva l’intelligenza vera che era quella umana.

UNA SENSAZIONE INARRESTABILE

Pietro sentiva dentro si sé qualcosa che contrastava con questi concetti, Egli non sapeva come ma percepiva in maniera certa che le cose non potevano assolutamente essere così come si credeva ovunque. Aveva ricevuto da questa sensazione un fondamento di coraggio, di entusiasmo nonostante tutto ciò che lo investiva continuamente portandolo a riaffermare per più volte che non poteva essere questa la verità perchè quella diffusa era una convinzione mancante di qualche cosa che non riusciva a definire ma che , era certo, sussisteva ed era determinante.

LA SOLUZIONE

Finalmente una mattina si svegliò fresco con un’idea fissa in mente.
Egli si ripeteva che l’intelligenza artificiale era sicuramente in grado di rispondere a tutti i quesiti, a risolvere tutti i problemi nella maniera migliore, in quella più razionale e pluri-verificata però lo faceva in una maniera soltanto che era quella di utilizzare tutta la sapienza che esisteva già. Ma allora egli ripeteva entro di sè , ma allora tale intelligenza non fa altro che servirsi di quello che esiste già! L’intelligenza artificiale si serve di dati, di soluzioni, di formule, di algoritmi preesistenti i quali combinati tra di loro ed utilizzati nel miglior modo possibile portano i problemi a soluzione. Ma lo ripeto tra mè e mè : tutto questo accade soltanto grazie ad elementi che esistono già senza mai creare un solo particolare magari piccolo piccolo che sia nuovo, che sia innovativo ma soltanto utilizzando, sia pur con la massima razionalità, elementi che esistono già senza mai crearne di nuovi. Ma questo significa negare il progresso e quindi condannare la società a restare per sempre soltanto quella che esiste già. Ma questo non và assolutamente bene, ma questo è una dichiarazione di fallimento di un sistema globale come è l’intera società umana !
Il progresso, per essere tale , deve essere creato dalla mente umana, dall’intelligenza umana e non può esserlo se fatto da quella artificiale . In poche parole, sosteneva Pietro, il nome “intelligenza artificiale” è errato perchè si tratta di un metodo che è bravisismo nel ricercare soluzioni del problema già trovate ma non ne sapeva migliorare il procedimento nemmeno di un millimetro perchè, se così fosse stato, allora poteva in breveissimo tempo arrivare ad altezze vertiginose dell’invenzioni , cosa non possibile.

La nuova serenità di Pietro lo portò ad una constatazione importante. Il rimedio ad un grave difetto dell’intelligenza artificiale sarà ottenuto da persone intelligenti che, ovviamente utilizzando l’intelligenza artificiale stessa per la risoluzione dei quesiti., fermo restando il fatto che essa non è in grado di creare nulla di nuovo, riusciranno di volta in volta a capire quale innovazione potrebbe essere derivata dall’esame razionale ed aperta alle novità derivate dai risultati del PC ma assolutamente scoperte dalla mente umana e solo da quella perchè non esiste nessun artificio meccanico o digitale già funzionante e che lo sappia fare! Nè si può prevedere che in futuro, nonostante i molti studi in corso, sia possibile arrivare alla creazione artificiale delle innovazioni di dello scibile umano.
A quel punto Pietro decise di pubblicare un libro che intitolò “la scrittura” . Il libro non era altro che il racconto della sua vita che aveva cominciato con l’aiuto della maestra delle elementari e poi continuato a scrivere dettagliando non solo i fatti accaduti, molto interessante, gran parte delle idee, dei propositi, soprattutto delle innovazioni effettivamente realizzatesi dopo le sue scoperte oppure rimaste cosa morta ma sempre innovazioni di valore. In quel testo egli aveva aggiunto questa ultima recentissima scoperta della stupidità dell’intelligenza artificiale la quale, a suo modo di vedere, arrivava a negare ogni progresso dell’attività umana e cioè negare quel progresso che da sempre le aveva fatto percorrere la strada di un successo straordinario culminato con la creazione della stessa intelligenza artificiale
Il libro ebbe grande successo per un contenuto che dava risposta a molti dei grandi interrogativi che assillano la società umana.
Nel suo piccolo anche il presente racconto vuole dare un modesto aiuto nella comprensione di un momento difficile come quello della comparsa della cosiddetta intelligenza artificiale che , in definitiva, non è affatto intelligente e quindi dovrebbe avere un nome diverso che escluda il termine “intelligenza” che è stato usurpato per dare l’impressione di una qualità non presente : l’innovazione la quale è una precipua prerogativa dell’intelligenza umana e tale è destinata a restare per sempre.