IL RANCORE , OSPITE INGOMBRANTE NELLA NOSTRA PSICHE

INTRODUZIONE

Perdonare qualcuno per un’offesa o un torto subito, per le regole correnti deve comprendere la rimozione del rancore e del risentimento promuovendo la pace interiore e la guarigione delle relazioni.
A mio avviso il perdono comprende molto altro
Per me il perdono vero da parte di colui che ha subito il torto, compie il vero miracolo di renderlo contento.

Chi ha perdonato è felice .

ALBERTO E LAURA

Alberto e Laura ambedue venticinquenni sono fidanzati da dieci anni.
La loro storia era partita da lui, non tanto per la notevole bellezza femminile che lo aveva colpito fin dal primo incontro ma soprattutto per il modo di comportarsi, di ragionare, di discutere sia di cose frivole e sia nelle discussioni piacevolissime riguardanti gli argomento più svariati ma per i quali ambedue provavano il piacere di una perfetta corrispondenza di vedute e di apprezzamento in settori che vanno dai viaggi, dalla contemplazione della natura e delle meraviglie di tutto l’esistente , degli spettacoli, ed anche di condannare, d’amore e d’accordo, le molte anomalie e malaffare che si riscontrava nel vivere civile.
Si può affermare che nei primi paio d’anni ognuno dei due non poteva far altro che compiacersi vicendevolmente per la perfetta identità morale, di comportamento, di conoscenza in genere e cultura proveniente dalla scuola che ambedue avevano frequentato contemporaneamente e per qualche anno anche nelle stesse aule dove si trovavano fianco a fianco.
Poi Laura aveva scelto una facoltà universitaria particolare e cioè scienze ambientali e sostenibilità. Nel corso che stava frequentando era consigliato passare il periodo finale di specializzazione in Inghilterra cosa che lei stava rinviando più volte perchè non avrebbe voluto modificare in nulla il felice periodo che stava passando con Alberto.

IL DISSIDIO INIZIALE

Tutto il benvolere e benessere che li occupavano profondamente avrebbero portato ad un matrimonio precoce se ad un certo punto non fosse venuta a galla una caratteristica della ragazza che finì per far provare ad Alberto un dispiacere che una volta approfondito, lo fece diventare così preoccupato da creare, in contemporanea con i tanti meriti reciproci, un disaccordo grave che finì per annullare molta parte di quel benestare comune che avevano tanto ammirato e del quale si erano reciprocamente dichiarati felici.
La nascita del disaccordo era nata in occasione di una fatto increscioso capitato alla ragazza che era stata offesa in maniera grave proprio dalla sua amica intima. Laura si affrettò a raccontare il fatto ad Alberto il quale, condiviso il dispiacere da lei provato, le consigliava vivamente la soluzione che la avrebbe aiutata a viverla nel modo migliore. Quando poi le disse quale era tale soluzione ebbe modo di conoscere una Laura tanto diversa da quella che conosceva da mettergli addossi addirittura il dubbio se ripensare meglio alla validità del loro fidanzamento.

IL PERDONO

In dettaglio il fatto di avere litigato con la sua amica indusse Laura a confessare come una sua viva abitudine fosse totalmente diversa dal pensiero di lui che le aveva consigliato il perdono mettendosi poi in pace con l’animo allo scopo di dimenticare il malcapitato gesto da lei stessa subito.
Alberto si prodigò molto nel tentare di farle capire che questo fondamentale perdono è un elemento determinante continuando ripetutamente a spiegare il suo concetto finché Laura sbottò arrabbiata con lui elencandogli uno dopo l’altro i grandi rancori che lei serbava nel suo intimo e che, pur essendo di vecchissima data, lei non avrebbe mai dimenticato ma che, al contrario, ogni tanto amava rivedere uno per uno nella sua mente con tutti i particolari e gli annessi e connessi assicurando ad Alberto che lo riteneva un elemento essenziale per la sua vita essendo nè più ne meno che la prova provata di essere sempre stata lei nel giusto il che, ovviamente, le impediva assolutamente di cancellarli dalla mente come insisteva Alberto.

A suo giudizio il perdono totale è soltanto una dimostrazione di viltà tesa a fingere che il male non fosse affatto accaduto il che corrispondeva al falso. I rancori che lei conservava gelosamente erano frutto certo delle malefatte da lei subite ingiustamente e che non erano affatto suscettibili di venir per nulla cancellate. Allo stesso modo come era una grande viltà far del male pensando che poi, chiedendo perdono, tutto tornasse a posto.
La discussione andò avanti a lungo ed Alberto precisò che il perdono era un fattore determinante sul quale si basano la maggior parte delle religioni con una prova chiarissima : se ti danno una sberla sul viso tu devi porgere re l’altra guancia. A questo punto la rabbia di Laura aumentò ancora di più rimproverandolo per un esempio che era solo la prova della sua propria verità.
Da quel giorno l’animo di Alberto era precipitato così in basso da mettere in dubbio Laura e tutto il bene che, nonostante questo, egli le voleva.
Egli non riusciva a capire come una brava ragazza come Laura potesse covare nel suo animo tanti rancori alcuni dei quali erano di vecchissima data ed inoltre si riferivano a torti assolutamente secondari.

Ragionando a fondo egli pensava anche a sè stesso : una volta diventato suo marito egli avrebbe inevitabilmente commesso qualche mancanza, qualche errore ed il pensiero che poi lei conservasse tutto nel suo animo sommando i nuovi rancori ai moltissimi che vi erano già immagazzinati, avrebbe raggiunto una somma enorme di rancori da ricordare continuamente e da non dimenticare mai da a parte della sua Laura!. Tutto questo la avrebbe trasformata da quella delizia che egli conosceva in un essere acido, sempre arrabbiato prima di tutto con sè stessa. Gli venne anche il dubbio che, approfondendo bene la questione, sarebbe potuto anche accadere che Laura fosse già in quello stato onerosissimo per lei ma anche per tutti quelli che le sarebbero stato intorno compresi i futuri marito e figli.
Al contrario se Laura avesse imparato a perdonare avrebbe sostituito i suoi indimenticabili rancori con altri sentimenti e cioè con la felicità perché questo è l’effetto vero del perdono : dare felicità a chi perdona veramente.

LA DECISIONE DA PRENDERE

Alberto non sá cosa decidere. A questo punto, pensa, sono costretto a perdere Laura perché io non posso ammettere una situazione dalla quale possono derivare i mali peggiori, ma come posso distruggere la cosa più bella che ho e cioè il grande amore che ci unisce ?
Io sono sicuro che questo non potrà assolutamente accadere perché io sento chiaramente di dover essere io stesso la persona che aiuta Laura a risolve il suo problema. Allo scopo dovrò stare molto attento ed approfittare di ogni occasione propizia per assolvere questo importante mio impegno in occasione che mi dovrà arrivare senz’altro : sono io che lo esigo dal destrino.

LAURA SI TRASFERISCE A LONDRA PER COMPLETARE GLI STUDI

La situazione si stava deteriorando. Tra i due era sorto un cambiamento sostanziale che aveva trasformato una frequenza che da molto fitta e tutta piacevolissima era caratterizzata da incontri molto rari e soprattutto freddi nei quali mancava quell’entusiasmo che era stato il motore principale del loro amore.
La cosa diventava così evidente che Alberto si convinse che non si poteva continuare così, che egli non poteva influire sulle decisioni gravi di Laura nonostante fosse sicuro che il suo amore per lei sarebbe sempre stato lo stesso qualunque cosa fosse accaduto nel seguito.
Ritenne opportuna una decisione. Lei era bene approfittasse per andare in Inghilterra a trascorrere il periodo di specializzazione necessario per poter laurearsi.
Di tutto quello che aveva detto Alberto la ragazza trovò giusta questa decisione dalla quale potevano derivare due risultati positivi: ottenere la tanto sospirata laurea e contemporaneamente che la lontananza forzata tra loro due potesse in qualche modo convincere Alberto della giustezza dei suoi sacrosanti proponimenti.
Laura si sistemò in Inghilterra ed i rapporti con Alberto continuarono, sia pur in maniera del tutto diversa da quelli precedenti, restando caratterizzati soprattutto da lunghe telefonate nelle quali Alberto evitava assolutamente di entrare nel argomento “perdono” ed inoltre con qualche rara visita fatta da Alberto a Londra.

Nel frattempo egli stava sempre ricercando le possibilità di quello che considerava un doveroso aiuto a Laura, cosa che invece Laura non condivideva in nessun modo. Egli però continuava fiducioso a sperare che dall’alto pervenisse qualche avvenimento che lo illuminasse sul da farsi.

LA PERMANENZA DI LAURA A LONDRA

Purtroppo nel primo periodo passato a Londra, Laura non riusciva a concludere nulla in fatto di studi ed avendo accarezzato una sua vecchia idea di fare del volontariato di aiuto alle persone che ne avevano bisogno, decise di passare sistematicamente alcuni giorni per settimana in una casa di assistenza anziani e fin da subito sentì la gioia del bene che riusciva a fare. Di tutto questo lei non mise al corrente nessuno in Italia perché intendeva far qualcosa riservato a sè stessa. Nello svolgere il suo contributo di aiuto alle persone con problemi, lei, come erano le disposizioni avute dalla direzione dell’Istituto, doveva anche operare con la parola e con l’ascolto dei discorsi, spesso ripetitivi degli assistiti. Nel far questo lei si convinse di essere ben disposta per l’approfondimento della lingua inglese ed anche perchè aveva successo nell’ascolto e soprattutto nel fornire consigli di buona vita che risultavano piacevoli, oltre che ai pazienti, anche a lei stessa. Le accadeva di conoscere problemi nuovi e si sentiva anche in grado di dare un aiuto generoso ed inoltre dei buoni consigli prima di tutto sulle modalità per trascorrere serenamente la loro vecchiaia ma anche per suggerire i rimedi a piccoli problemi offrendosi anche di intervenire personalmente nella cura degli stessi.

CATERINA, UNA NUOVA AMICA

Tra le persone che ebbe da conoscere si trovava la anziana Carolina molto buona, intelligente e ricca di ricordi, di saggi consigli, di racconti di vita vera che Laura stava volentieri ad ascoltare notando che l’interlocutrice, a suo tempo, ne aveva goduto in pieno.
La consuetudine di stare assieme a parlare per settimane e settimane si distinse per una intimità che potremmo definire familiare essendo dettata da buon senso e da vera bontà ed arrivò ad una conclusione che Laura non avrebbe mai immaginato. Infatti, spinta da un desiderio che le stava sempre a cuore, fini per raccontare a Carolina assai anziana ma preparatissima persona, il suo problema di un amore grandissimo e sconfinato ma in pericolo di perdersi irrimediabilmente per il fatto che lei stessa non riusciva in nessun caso, anche se avvenuto al di fuori del suo menage quotidiano, a perdonare i torti ricevuti. Al contrario li aveva tutti elencati ordinatamente in memoria provando un rancore profondo per ognuno di essi, rancore che aveva sempre in mente per evitare che andassero perduti nel dimenticatoio. Fu allora che le venne chiesto di specificare meglio i fatti perché molto interessanti e, secondo la ospite del centro assistenza, facilmente risolvibili. Laura si sfogò dettagliatamente e ripetendo le sue solite frasi in base alle quali il perdono era solo una dimostrazione di viltà, di debolezza poiché i torti devono essere ricordati per sempre essendo assolutamente indelebili.
La vecchia Carolina le rispose con una frase secca:
“Ma sai, cara, io nella mia lunga vita colma di episodi di tutti i tipi, ho imparato che il rancore è un peso che schiaccia solo chi lo porta. Ho trovato pace e felicità perdonando chi mi ha fatto del male.

Quelle parole rimasero impresse nella mente di Laura. Inizialmente cercò di ignorarle, ma il pensiero continuava a riaffiorare nella sua mente perché, sentite così lontano da casa, addirittura fuori dell’Italia ed in un’altra lingua, un altro odo di ragionare, coincidevano esattamente con il pensiero di Alberto.

Ormai che aveva rotto il ghiaccio spiegando il suo problema ad una persona lontanissima da lei ma della quale aveva una grande fiducia, volle approfondire il dubbio che ormai sentiva oscillare dentro di sè dei concetti contrastanti e passò ad affermare alla anziana signora: Io avrei bisogno di convincermi della sua conclusione che è completamente contraria rispetto alla mia e quindi le chiederei di riportarmi qualche esempio veritiero.

La signora anticipò subito che perdonare significa cancellare totalmente i torti ricevuti per cui nella sua stanca memoria faceva molta fatica a ricordare episodi orrendi ma pensò di poter raccontare quello molto più grossolano di tutti gli altri e quindi il solo che poteva raccontarle essendo un esempio di grande valore e con un interessante risultato finale.

IL RACCONTO DI CATERINA

Anche io sono vissuta in una famiglia di contadini. Mio padre possedeva una grande campagna con filari di viti da cui si ritraeva il vino, molti alberi da frutto ed i campi veri e propri dove egli coltivava diversificati prodotti vegetali dai quali poi mia mamma ricavava il pane la pasta le minestre di verdura e così via. Ad un certo punto a mio padre fu offerto un lavoro in una fabbrica situata lontano da casa ed egli dovette trasferirsi stabilmente per lavorare potendo ritornare per qualche giornata a casa da noi di tanto in tanto ed alle feste principali. Intanto il campo lo aveva dato in lavorazione al contadino confinante il quale lo coltivò per una ventina d’anni e cioè finché mio padre non tornò a casa da pensionato.

La prima cosa che mio padre fece al momento del ritorno alla sua abitazione londinese, fu il di farsi restituire la campagna dal confinante in modo che egli stesso potesse tornare al vecchio lavoro di contadino. Egli fece un attento sopralluogo alla campagna accorgendosi che il confinante aveva eliminato i filari di viti evidentemente perché non gli interessava il vino ma quello che era il peggio era l’aver tolto i cippi di pietra che fin dall’antichità indicavano esattamente il confine di proprietà e lo aveva fatto con la scusante che davano fastidio alla falciatura dell’erba e, addirittura, per i danni provocati dai cippi in pietra alla falciatrice meccanica a motore. Sussisteva anche una grande differenza in quanto il padre conosceva bene la sua proprietà constatando che il confinante gli riconsegnava il campo con confini errati avendo egli stesso tagliato l’erba del campo comprendendovi una larga striscia di terreno non suo e ben definita dal fatto che, non esistevano più nè i cippi di confine e nè il filare di viti parallelo al confine che erano statiambedjue asportati totalmente. C’era però un fattore determinante consistente in alcuni vecchi alberi da frutto che in origine facevano parte del filare di viti ma, restando intatti nella loro posizionatone originaria, costituivano una di dimostrazione certa che il confinante tentava di allargare oltre i limiti la sua proprietà impossessandosi di quella larga striscia di terreno che apparteneva a mio padre. Ne nacque una baruffa tremenda che è durata un lungo periodo. La disputa stava per finire in tribunale finché un giorno mio padre tentò di calmarsi e di calmare anche l’altro proprietario dicendogli che era possibile chiudere pacificamente la vicenda senza tribunali semplicemente facendo riconfinare da un tecnico la proprietà dopo di che le discussioni sarebbero finite e loro due avrebbero potuto ritornar ad essere due persone corrette perdonandosi a vicenda tutte le insolenze che si erano scambiate. Infatti le cose andarono proprio così. Un topografo basandosi sulle planimetria catastali fece la riconfigurazione ed I due proprietari accettarono senza discussione il confine definito dal tecnico perdonandosi a vicenda le parolacce e, senza ricorrere alla giustizia tornarono ad essere d’accordo passando gli ultimo anni in perfetta armonia.
Finito il racconto la vecchietta si dilungò facendo rilevare a Laura che suo papà quella volta, pur in una vicenda niente affatto semplice e dopo aver avuto un grave diverbio, riuscì a conciliarsi con l’avversario mediante il perdono reciproco che cancellò ogni dissapore facendo restare ambedue contenti e felici. Aggiunse delle parole molto importanti.
Le disse : Laura, fissatelo ben in mente questo esempio e tienilo come riserva di una moralità facile ma molto fruttuosa per tutti coloro che perdonano.

IL DISACCORDO TRA LAURA E CATERINA

Laura, trovandosi in un momento di effettiva depressione diventò torva e cominciò a criticare ad alta voce Carolina e tutti quelli come lei che erano solo dei vigliacchi che non avevano il coraggio di battersi per la giustizia che consisteva nel punire coloro che diffondono il male ed invece se la cavano con un banale perdono. Sono gli stessi che non si preoccupano del male compiuto da loro stessi sicuri come sono che sia sufficiente, in un secondo tempo, chiedere il famoso perdono che, per viltà. viene sempre concesso.

Carolina constatando lo stato molto alterato in cui si trovava Laura restò attonita e per alcuni minuti in un religioso silenzio ma dopo reagì in maniera altrettanto vigorosa contro Laura.

Laura, le disse. Hai il coraggio di reagire così con una vecchia come me. Devi invece rivedere bene il tuo orrendo modo di ragionare. Tu ritieni di essere l’unica giudice in grado di punire quella miriade di persone che ti hanno fatto piccoli e grandi torti. Così ti sei creata altrettanti nemici dove adesso hai aggiunto anche una povera vecchia come Carolina. Tra poco ci sarà un’altra persona che aggiungerai alla lunghissima fila di rancori e cioè a Carolina, Maria, Teresa, Giuseppina e moltissimi altri di cui non sò il nome, aggiungerai anche il tuo Alberto perché anche lui , come tutti noi, usa sistematicamente quella benedetta regola che si chiama perdono. Ed io te lo ripeto ancora per farti arrabbiare ancora di più : il tuo rancore serve solo a rovinare te stessa mentre il perdono ti darebbe tanta felicità. Ecco, quando sarai sola per aver allontanato da te anche il tuo amatissimo Alberto, ricordati di mè e rifletti bene. Ora ti saluto senza rancore alcuno perché io ti perdono per tutte le parolacce che mi hai detto sicura come sono che sia questo il mio dovere ed altrettanto sicura che dovrai riflettere a lungo sulle parole mie e su quelle di Alberto che sono coincidenti. Ma c’é una cosa importantissima che ti voglio dire. Io aspetto che a che tu provi la gioia del tuo perdono, gioia e felicità che ti arriveranno quando tu avrai perdonato il mio primo gesto di cattiveria verso di te perché sarà la prova, alla quale tu non credevi affatto, della felicità che il perdono dona ogni volta che lo si usa.

Il vibrato ragionamento di Carolina lasciò interdetta Laura che si ritirò in camera silenziosamente.

Restando da sola, davanti gli occhi vedeva una Carolina buona come il pane ma eccezionalmente vigorosa e con un ragionamento che conosceva bene per averlo subìto e respinto mille volte ritenendolo effettivamente inconcludente come quello di tutti gli altri. Però dentro di sè sentiva che c’era un qualcosa ché le ribolliva in testa intensamente senza capire niente. Si sentiva sicura di sé, e convinta di non acer fatto nulla di strano, ma di aver solo confermato le sue normali convinzioni e cioé di aver fatto valere i suoi diritti di sempre : nessuno doveva obbligarla a perdonare chi la aveva offesa.

Ma ad un certo punto le apparve quel senso di contentezza, di felicità nuova che da tempo derivava dal suo impegno nel volontariato e precisamente per il vero bene che lei stessa aveva provocato in tante persone povere e bisognose di tutto. Sentiva passare via via nella sua mente il nome di ognuno di quelli che lei sfessa, proprio lì a Londra, era riuscita a risollevare, a far rivivere. L’ultimo nome che le apparse fu quello di Carolina ma in modo nuovo completamento diverso e sopraffatto da una sensazione tremenda.

“Ma come, io a lei che era la più buona, quella che amavo veramente ed ora invece di darle l’aiuto che ho elargito a tutti, perfino ai più miserabili, lei la ho ricoperta di parolacce, di rimproveri ! “

Laura di sentiva disperata perché capiva di aver commesso un un’azione inconfessabili!e !

CONCLUSIONE

Subito dopo Laura pensò ad Alberto ravvedendosi con una grande constatazione : il suo rapporto con lui, come detto da Carolina, stava effettivamente diventando freddo, tanto è vero che l’idea di farla trasferire a Londra per allontanarla da sé, era venuta da lui.
Pensò anche al futuro previsto da Carolina di una Laura circondata da nemici tra i quali c’era Carolina ed anche Alberto il suo amatissimo Alberto e si sentì rabbrividire. Capì che c’era una cosa sola da fare: farsi aiutare da Alberto raccontandogli il suo stato di confusione morale con tutti i dettagli che in quel momento le passavano e ripassavano per la testa. Non appena possibile gli fece una telefonata molto aperta sulla sua realtà piena di confusione, di incertezza , di tristezza mista anche ad una grande, grandissima speranza la quale, per fatalità le era prepotentemente arrivata addosso per un caso di perdono eccezionalmente concesso da lei stessa in una vicenda reale e cioè per aver litigato con una persona d’oro. cioè con Carolina.

Alberto le disse solo due parole: questo è uno dei più bei giorni della mia vita. Fissami una data il più vicina possibile perché quello che mi hai detto costituisce un vero miracolo che io voglio festeggiare quanto prima vendendo a Londra per fermarmi una settimana lì con te.

Finita la telefonata con Alberto lei dovette correre da Caterina per chiederle scusa ammettendo di aver commesso una azione infame proprio a lei e che aveva necessità di dirle che era stata lei a darle il vero miracolo di averle fatto percepire, per la prima volta in vita sua, che quella cosa grande che il suo amato Alberto le aveva tanto spiegato: Laura, tutta contenta, aveva sentito anche lei la felicità vera del perdono.

Ma più avanti e con tutta calma Laura volle richiamare nella sua mente ed uno dopo l’altro tutti i suoi vecchi rancori e provare a esprimere il perdono a distanza di tempo e di luogo per sentire, ciononostante, ogni volta una gioia viva nel mentre percepiva chiaramente che tutti i vecchi rancori erano dissolti dal primo all’ultimo e tutto ciò le aggiungeva altra gioia.

Quando poi giunse a Londra Alberto sentì che anch’egli era colmo di una gioia intensa che dimostrava la trasformazione completa della sua Laura.

Alla fine egli ripeteva a sé stesso : io ero sicuro che sarebbe arrivato un episodio davvero eccezionale ma non avrej minimamente supposto che la persona che avrebbe fatto guarire la sua Laura sarebbe srata una semplice anziana ospite di una casa di riposo in Inghilterra chiamata Carolina nel mentre lui stesso aveva provato mille volte e con amore di riuscire a farla ricredere senza mai ottenere nessun risultato.

Il racconto finisce qui con una conclusione storica. Anche il perdono, come tutte le realtà importanti, sono imprevedibili sia nella loro consistenza reale e sia nelle funzioni per cui sono sorte ed esistono in questa terra dove loxtesso perdono distribuisce gioia a larghe mani.