INTRODUZIONE
Siamo nel primo anno del dopoguera e due baldi giovani, io e l’amico Franco, ci troviamo tutti i giorni al bar per mettere in palio un caffè con il gioco a carte “la scopa”
Ha così inizio la storia curiosa dell’ultima partita a carte che il sottoscritto ha fatto in tutta la sua vita essendo rimasto impressionato dalla stranezza veramente imprevedibile che è avvenuta in tale partita, tenendo presente che per poter comprendere il racconto il lettore ha necessità di una minima conoscenza delle carte trevisane e delle regole principali del gioco della scopa.
IL FATTO
Dunque io e Franco siamo al bar e la partita comincia. Buttiamo a sorte per definire a chi tocca mescolare ben bene le carte e per la prima volta tocca a me.
A questo punto è necessaria una precisazione onde fugare pregiudizialmente la circostanza che io, in questa mia prima operazione, abbia commesso qualche irregolarità oppure che, operando come i bari di professione, abbia architettato qualche trucco nella predisposizione del mazzo di carte. Nulla di tutto questo. Io ho proceduto con il metodo tradizionale di miscelazione delle carte inserendo successivamente e più volte una metà del mazzo nell’altra metà, curando attentamente che le carte si frammezzassero fra di loro in modo da ottenere una successione assolutamente casuale del mazzo. Ho quindi fatto sollevare e sovrapporre da parte di Franco due parti distinte del mazzo in modo da aumentare ancora le condizioni di casualità della successione delle 40 carte che poi io ho distribuito come era la regola e cioè consegnando in successione dall’inizio mazzo a Franco le sue tre carte , trattenendone per me le seconde tre e quindi allargando sul tavolo ben in vista le successive quattro carte come recita la norma.
LA INCREDIBILE STRANEZZA HA INIZIO
La cura con cui è stata descritta la procedura seguita è della massima importanza per un motivo singolarissimo se non addirittura da ritenere assolutisticamente impossibile quello che in realtà verrà alla luce man mano che procede la partita.
Infatti, meraviglia delle meraviglie, le quattro carte da me aperte nel tavolo avevano caratteristiche veramente singolari.
In primo luogo erano tutte quattro dello stesso seme: denari detti anche ori. Come dire che nel gioco di scopa erano quelle più appetibili da raccogliere per Franco perché con sei di loro egli vince il punto chiamato ori oppure denari.
Ma oltre a questo ci sono ben altre stranezze.
Intanto sempre nelle quattro carte del tavolo risultano presenti l‘asso, il il due , il tre ed anche il quattro tutti di denari e quindi formanti la napoletana di ori che da sola vale quattro punti.
Ma udite , udite la vera meraviglia ! : In tavolo ci sono asso , uno, due, e tre e quattro di denari la cui somma (4 +3 + 2 +1 = 10) determina in totale un dieci il che significa che, se per caso Franco avesse in mano un re farebbe scopa vincendo il punto di scopa più i quattro punti della napoletana di ori .
Ma le meraviglie non sono finite perché Franco non solo ha in mano quel re che gli concede di far scopa svuotando completamente il tavolo ma, difficile dirsi, Franco non ha in mano un re qualunque bensì il re di denari che, appartenendo al seme denari, fa un ulteriore punto per conto suo.
In definitiva Franco con la prima mossa consistente semplicemente nel buttare sul tavolo il re di denari in suo possesso, fa un totale di sei punti nel mentre ha già in mano cinque ori il che costituisce già mezzo valore di un ulteriore punto degli ori.
RIFLESSIONI E CONCLUSIONE
A questo punto io invito il lettore di queste righe a riflettere con la sua mente alla singolarità della circostanza combinata incoscientemente da me stesso con una serie congiunta di coincidenze da doverla considerare una casualità di un eccezionalità incredibile,
Io stesso ho riflettuto intensamente sul fatto decidendo tra me e me che io mi trovavo in presenza di un fatto, pur se di una importanza reale ben modesta in quanto ha comportato a me una spesa irrisoria ma, ciononostante un fatto reale avente un’eccezionalità che nella mia opinione aveva un significato imprevedibile ma certo ed in base a cui io avrei dovuto assolutamente prendere una decisione. Nella mia mente la decisione era facile da prendere: io, di fronte a tanta eccezionalità riguardante il gioco delle carte , non avrei dovuto mai più nella mia vita giocare alle carte onde evitare la ripetizione di qualche altra eccezionalità come quella effettivamente accaduta.
La realtà ha fatto immediatamente ed a lungo seguito ed infatti io nella mia vita di novantenne non ho mai più giocato a carte, mai più.