TECNICI DALLA PIANTA DEI PIEDI FINO AL PIÙ LUNGO CAPELLO DELLA TESTA

INTRODUZIONE

Mia moglie me lo rimproverava continuamente : tu non hai donato tutto te stesso a me, tu ti sei interamente ed esclusivamente votato alla tecnica.

Per introdurre subito questo concetto partirò da un piccolo esempio.

Da studentelli giovani noi avevamo un diario dove scrivevamo ogni giorno qualche ricordo che ritenevamo molto bello conservare tutta la vita per poterlo rileggere col passare degli anni e potersi rendere conto del suo mutare. La parte descrittiva era accompagnata da disegnini che avevano la pretesa di illustrare graficamente i nostri concetti di qualunque genere e giorno per giorno ed anche quella di documentare la nostra bravura in due arti nobili che credevamo aver sempre posseduto e via via migliorato : la scrittura e il disegno .

Visto da una persona molto anziana questo diario presenta un’importanza fondamentale. Se lo avessi al giorno d’oggi esso sarebbe un documento per me essenziale, preziosissimo ma anch’io come molti di noi con il passare dei decenni, con il cambiamento di abitazione di famiglia, di sedi lavorative e di abitudini , si è inutilmente tentato di conservare il maggior numero di cimeli giovanili ma molti di essi sono purtroppo andati perduti e, nel mio caso, quel diario che pur ricordo bene non esiste più. Ai tempi andati sussisteva però un dettaglio importante, un’abitudine fondamentale propria delle modalità allora in uso nella elaborazione di quel diario. Era quella di chiedere agli amici di scambiarci vicendevolmente quei messaggini possibilmente completi di disegnini. Abitudine straordinaria, portentosa perché in grado molto spesso di ricuperare a distanze siderali qualcuno di quei messaggini. Ed è proprio quello che è successo a mé. Una grande amicizia, che conservo fin dargli anni 40, è quella di una carissima compagna di scuola che, avendo conservato il suo diario, mi ha incredibilmente mandato copia di un mio cimelio preziosissimo con il quale intendo proprio introdurre in maniera documentata il concetto informatore che, come ho già premesso, mi vedeva già da allora profondamente immerso nella tecnica.

Lo allego qui di fianco per la grande importanza che, ai miei occhi, esso riveste. Il disegnino voleva riprodurre mé stesso che, durante le numerose gite che facevamo in montagna, sono fermo ad ammirare uno degli importanti segnali indicatori del percorso da seguire nella nostra passeggiata. Si tratta ovviamente soltanto di una scenetta inesistente da mé inventata. Uno spirito romantico come io sicuramente non ero nell’inventare quel cartello e quella direzione che stavo consigliando avrebbe potuto fantasticare di un laghetto e delle sue bellezze che si sarebbero potuto ammirare seguendo la freccia forse una veduta panoramica di grande interesse ecc. ecc. , così come avrebbe qualunque romantico ragazzo dodicenne potuto fare. Invece io, dando fin da allora dimostrazione del tecnico che già ero, ho. Inventato che da quella alta cima montagnosa in cui ci trovavamo già si darebbe ormai potuto salire ancora più n alto. molto più in alto fino ad arrivare al paradiso che da li si poteva quasi toccare con un dito. Lo si capisce dalla freccia indicativa del percorso che io ho disegnato come rivolta verso l’alto con indicazione chiara: al paradiso!.

UNA INIMMAGINABILE TECNICA DI DISEGNO

Pur non essendo dotato di particolari doti artistiche, giunto all’età di 85 anni mi è subentrato il desiderio di cimentarmi con il disegno d’arte, ben diverso dal disegno tecnico abitualmente da mè utilizzato per lavoro. Mi sono iscritto ad una piccola scuola d’arte tenuta da una brava e appassionata insegnante. La cosa molto bella è consistita nella conoscenza di un decina di persone adulte ma ben più giovani di mè dotate di due belle caratteristiche personali. Innanzitutto si è trattato di persone molto valide per tutto ciò che riguarda carattere, di cultura pari alla mia se non di livello molto superiore. Oltre a questo i miei nuovi compagni di scuola sono, a contrario del sottoscritto. molto bravi nella tipologia artistica di cui si tratta.

Erano presenti due livelli di corso e ovviamente io partecipo a quello di inizio del disegno. Terminata la parte introduttiva relativa al disegno in bianco e nero iniziamo alla compilazione vera e propria di disegni ritratti dal vero. Già da allora viene a galla la tecnica che sta in me. La trasposizione della veduta prospettica di un oggetto quale appare ad ognuno degli studenti deve partire dalla sua dimensione ed in questo senso l’insegnamento concepisce una misurazione delle proporzioni tra le varie parti dell’oggetto proporzioni da rilevarsi tramite un sottile tondino in legno che mantenuta ad una distanza costante dall’oggetto consente di rilevare ad esempio che la sua larghezza è pari a circa il 70% della sua altezza totale. Pertanto la figura disegnata sulla carta deve rispettare queste proporzioni allo scopo di ottenere un buona rappresentazione . E qui io comincio subito a costruire un mio strumento di misura che ho chiamato righello a sei scale e che è rappresentato in figura. Il senso di questo misuratore consiste nel sostituire alla mera proporzione che la disciplina classica impone una misura vera e propria delle dimensioni dell’oggetto riprese in qualsiasi posizione ed inclinazione rispetto all’orizzonte. In dettaglio scelta una misura di base come per esempio lo spigolo del tavolo dove è appoggiato l’oggetto da riprendere, traguardare con la scala base del righello per una misura fissa e costante per esempio 10. da quel momento e senza modificare la posizione del righello traguardare e leggere qualsiasi altra misura dell’oggetto. Essa potrà essere riportata in disegno utilizzando, per tutto quel disegno. una qualunque delle altre cinque scale scelta in modo da ottenere la figura con dimensione totale appropriata al foglio di carta. La procedura è più difficile da spiegare che da mettere in pratica. In sostanza si gratta di usare una determinata scala resa efficiente facendone coincidere la misura base (per esempio il 10 già citato) con una base reale e fatto questo misurare qualunque elemento senza modificare la posizioni in avanti o indietro del righello.

La conclusione del mio ragionamento finisce sempre nelle mie caratteristiche personali che restano elementi tecnici. Non mi sentirete mai magnificare le modalità per migliorare la parte artistica del lavoro da fare ma soltanto nell’uso di una tecnica appropriata per giungere ad un buon risultato dimensionale del disegno. La cosa risulterà sempre più chiara man mano che proseguirò con gli esempi.

3) L’USO DELL’IMMAGINE FOTOGRAFICA DELL’OGGETTO DA RIPRODURRE

Tutta la procedura veniva insegnata a scuola di disegno per riprodurre un oggetto vero qualunque. Nel fare questo lavoro esistono degli aiuti che vengono attuati con la determinazione delle proporzioni reali tra una dimensione reale e l’altra. Io avrei rispettato questa tecnica migliorandola con l’uso del mio righello multiscala. Nella realtà un risultato molto più completo ed esatto si può avere con l’uso della macchina fotografica che può riprendere l’esatta visione in prospettiva del panorama fornendone un’immagine sulla carta molto più facile da riprodurre sulla carta da disegno.

E’ ben noto come questa tecnica sia stata utilizzata da molti vedutisti veneziani che usavano la camera ottica con la quale eseguivano a matita una traccia della prospettiva reale per passare successivamente alla tela su cavalletto da rielaborare con i colori.

4) IL DISEGNO DEL VOLTO UMANO

Nel corso di disegno da mè seguito abbiamo studiato in maniera dettagliata il volto umano partendo dal teschio che ne è il supporto fondamentale per finire con tutte le misure teoriche delle distanza tra i vari elementi come ad esempio la distanza tra i due occhi, la posizione di occhi, naso e bocca rispetto al contorno del viso ecc. Alla fine abbiamo anche disegnato il volto di una modella utilizzando il metodo di misura delle proporzioni secondo le modalità imparate.

Poi io ho abbandonato il corso quando si è cominciato a studiare il colore. Le difficoltà mi sono sembrate eccessive per il mio carattere e, sia pur a malincuore, ho lasciato definitivamente le lezioni.

Io mi sono quindi dilettato a disegnare volti di persone partendo da una fotografia ed utilizzando metodi completamente diversi rispetto a quello imparato a scuola

Sono qui da rilevare le infinite proprietà dell’informatica. Ad esempio è sufficiente usare un programma molto diffuso come l’autocad ed una copia digitale della fotografia immessa in un disegno digitale di detto autocad sul quale si era tracciata una maglia di riferimento. A questo punto è sufficiente riportare con segno a matita molto leggero in modo da poterla facilmente cancellare a disegno finito, la stessa maglia di grandi quadrati prima citata per potere riportare un qualsiasi punto della fotografia di cui con autocad si sono indeterminate le coordinate cartesiane esatte.

La tecnica da mè usata consisteva nel rilevare per punti e parti più importanti del disegno come ad esempio il contorno degli occhi e riportarli con esattezza sulla carta. Determinati questi punti fondamentali riesce abbastanza facile disegnare a vista tutta la figura della fotografia. Quello che si ottiene è una rappresentazione esatta dei particolari più importanti, in parte dovuta alla propria passione di disegnare ed in parte ai punti fissi che ne determinano con precisione l’ubicazione.

Si fa notare che la copia a matita di una fotografia si potrebbe ottenere più precisa e più facilmente proiettando la fotografia sul piano della carta e quindi seguendo i contorni, le ombre e tutti i dettagli con una semplice ripetizione manuale dell’immagine presente per proiezione sulla carta. In questo caso però mancherebbe interamente il supporto personale di chi disegna : il lavoro diventerebbe una banale copiatura dell’immagine. La tecnica usata da me era sempre basata sull’interpretazione personale del disegnatore suffragata però dai punti fissi che fissano, come già spiegato, i particolari più importanti.

Resta comunque confermata una constatazione ferrea: il mio lavoro non ha alcun valore artistico in quanto consiste semplicemente nel copiare una fotografia con una tecnica particolare che può definirsi mista in quanto comprende da un lato i punti fissi che costituiscono un riferimento esatto ed importante e dall’altro dell’iniziativa personale nel disegno di tutto il resto della figura.

5) I RISULTATI OTTENUTI

Nel corso dei molti ritratti da mè compilati ho avuto molti complimenti di coloro cui piaceva l’immagine finita, complimenti dovuti soprattutto alla fotografia di partenza in quanto le belle espressioni del soggetto fotografato sortiva un bel ritratto. Invece nel caso di fotografie banali anche il ritratto non può che essere modesto.

Oltre a questo è da notare come io abbia sempre fatto semplicemente una copia fedele della fotografia non essendo in grado di apportare alcuna modifica rispetto alla immagine fotografica perchè il risultato finale non sarebbe più somigliante con l’originale.

Mi è successo infatti di aver ultimato un ritratto con il soggetto sorridente mentre la persona che me lo aveva richiesto voleva il suo parente con un’espressione seria. Ebbene il risultato è stato quello di un ritratto che rappresentava una persona completamente irriconoscibile rispetto all’originale.

A conclusione di questo racconto io segnalo di aver fatto molti ritratti di persone che conoscevo ed anche di personalità dello spettacolo e della cultura nei diversi campi artistici. Viste nella loro qualità di disegni fatti a mano e nulla più si presentano bene di fronte ad altre che non sono affatto belle. Però la conclusione vera consiste nel fatto che io mi sono divertito per oltre un anno a disegnare volti umani per poi smettere in maniera definitiva ed oggi mi rifiuterei di fronte a qualsiasi richiesta mi venisse fatta.

Il mio ritratto preferito = Liz Taylor