VIANDANTE SALVATORE

INTRODUZIONE

Salvatore non era affatto il nome del nostro personaggio ma costituisce solo un modo per anticipare fin dal titolo che sarà lui il protagonista dell’essenziale salvataggio di una montagna molto bella.
Egli aveva aveva una grande passione camminare, camminare in città oppure fuori all’aperto, in pianura; ma la sua preferita in assoluto era il camminare in montagna, in ogni tipo di accidentalità e preferibilmente da solo.

LE CAMMINATE IN MONTAGNA

Tra tutti i posti che il nostro personaggio prediligeva c’era un sentiero che, dopo essersi inerpicato ripidissimo lungo il fianco della montagna, arrivava al colmo della catena montuosa, in parte rocciosa ed in altra con prato verde, avendo dalla sommità in avanti un percorso pressoché pianeggiante con qualche lieve irregolarità di andamento soprattutto altimetrico che però non impediva di percorrere, ovviamente a piedi e sia pur con grande prudenza, una caratteristica cresta montagnosa molto particolare e panoramica. Quello che costituiva un vero pericolo era la strettezza così pronunciata della cresta da poter contenere fisicamente solo un sentiero a sua volta molto stretto. Il fatto di essere in parte rocciosa ed in parte in materiale sciolto, costituiva un vero rischio per chi percorreva il sentiero in quanto una qualunque irregolarità del camminare costituiva un vero pericolo di perdere la vita precipitando per uno dei due versanti montagnosi che si dipartivano ripidamente sia alla destra che alla sinistra e direttamente dal bordo del sentiero stesso. Detto in un termine usato il sentiero costituiva né più né meno che un modestissimo “trait d’union” delle due rive della montagna.
Oltretutto il percorrere quel sentiero costituiva un abuso essendone legalmente vietato il passaggio a causa appunto della pericolosità alla quale le pubbliche autorità pensavano di aver rimediato ponendo i cartelli di divieto assoluto di transito nel mentre la bellezza del panorama induceva gli appassionati a percorrerlo ignorando completamente tali disposizioni
. I visitatori erano i veri autori del sentiero stesso poiché era stato il loro camminare a crearlo ed a renderlo visibile essendo composto in parte con un piano di calpestio in terra e parte in roccia ma comunque di percorrenza ininterrotta fino ad arrivare al vertice della montagna dove era stata posizionata una alta croce di legno che serviva alla indicazione del punto di arrivo e della fine della pericolosità del sentiero medesimo. Si capisce come il fatto che, nonostante tutto, erano frequenti i passaggi di appassionati visitatori che costituivano la seconda grave criticità della bellissima passeggiata. Accadeva infatti che non sempre il passaggio consistesse da una persona singola, come capitava al solitario protagonista della nostra storia, ma che invece si incontrassero nello stretto passaggio due comitive piuttosto numerose che, procedendo nei due sensi opposti, creavano un vero problema di sorpasso reso difficoltoso a causa della citata e piccola larghezza del sentiero di cresta. Quando avveniva l’incontro, la buona regola sarebbe stata quella di spostare il punto di sorpasso fino a usufruire di un tratto roccioso nel quale il pericolo era minimo grazie alla sicurezza del posto. Questa buona pratica era normalmente disattesa per l’inveterata abitudini di agire in tutta fretta senza tener con dei rischi.

LE RESPONSABILITA’DELLE AUTORITA’ COMUNALI E LE DECISIONI DA PRENDERE

Si capisce come si era anche in presenza di una mancanza grave delle autorità preposte le quali avrebbero dovuto agire con due possibili modalità.
In primo luogo si sarebbe potuto dotare il sentiero di un lungo e doppio parapetto di protezione sia pur con un lavoro piuttosto dispendioso e che, nonostante le molte richieste dei cittadini, non veniva affatto eseguito. In secondo luogo si sarebbe anche potuto praticare una stretta sorveglianza impedendo ai pedoni di accedere al sentiero pericoloso a volte addirittura inesistente perché costituito soltanto dalle tracce lasciate dai pedoni sull’erba ed anche sulla roccia .
Quella descritta era una situazione inaccettabile soprattutto per la pericolosità e per le responsabilità che avrebbero gravato sull’amministrazione comunale in caso di incidente se non addirittura di un non impossibile decesso degli abusivi visitatori. Il problema era ben noto al consiglio comunale dove si era discusso più volte ed a distanza di anni sulla necessità di provvedere in qualche modo per regolarizzare la situazione.
La proposta più semplice consisteva nell’impedire nella maniera più assoluta il transito pedonale.
Oltre a questo e vista l’impossibilità di controllo continuativo effettuato con le guardie comunali, non restava altro da fare che la creazione di barriere trasversali al sentiero e tali da impedire tassativamente il passaggio all’inizio e alla fine del percorso pericoloso. Venne eseguita la progettazione delle due barriere costituite da un parapetto in grigliato di legno alto tre metri e lungo una ventina di metri. Il lavoro sembrava funzionale però al momento di passare alla esecuzione effettiva si ebbe modo di constatare come ognuna delle due barriere avrebbe potuto essere facilmente sorpassata dai visitatori che lungo la superficie ripida della montagna, potevano benissimo ricavare una deviazione di aggiramento dell’ostacolo.
Alla fine ognuna delle soluzioni previste risultò inattuabile.
A questo punto non sussistevano possibilità di sorta per risolvere il problema, e non restò altro da fare che una ordinanza di divieto di transito per pedoni o qualsiasi mezzo di trasporto e fissando una ammenda di Importo elevato per chi, nonostante l’imposizione del divieto, si fosse avventurato ugualmente.
In questo modo l’autorità riteneva di aver trovato la soluzione dell’evento facendo pagare importi di di multa così consistenti da scongiurare a tutti l’accesso al sentiero.

L’ABBANDONO A SE’ STESSA DELLA MONTAGNA

Da quello che risulterebbe, il sentiero si mantenne per un lungo periodo di tempo liberato dalla vera massa di camminatori per svariati motivi tra i quali figurava prepotentemente la nuova tendenza che da qualche anno aveva assunto il tempo meteorologico in base alla quale si doveva dovunque rassegnarsi alla perdita di molti prodotti agricoli ed ortofruttiferi dovuta prima al caldo eccessivo spesso accompagnato dalla mancanza dell’acqua per l’irrigazione. La ventura più grave era quella di frequenti periodi caratterizzati da una durata brevissima durante ja quale però cadevano dal cielo volumi d’acqua molto rilevanti e pericolosi. Tutti sanno che il modo per far più danni dal tempo meteorologico è proprio quello di concentrare in tempo brevissimi tutta l’acqua che di regola cade lemme lemme per giorni e giorni.
Viste le eccezionali e gravi modalità climatiche che già da sole creavano difficoltà alle passeggiate di montagna di qualunque genere, ed aggiungendovi le citate multe salate già in pieno vigore , si era raggiunto il risultato di assoluta e lunga mancanza di visitatori con conseguente abbandono di tutta la zona a sé stessa facendola restare totalmente priva di sorveglianza di qualsiasi genere e con completo disinteresse per la situazione reale di una parte di montagna molto delicata come era tutta la lunga e strettissima cresta della catena montuosa.

L’INTERVENTO RISOLUTORIO

Durante tutto questo lungo periodo di mancanza generale di visite al sentiero c’era peró una persona che non riusciva a superare il desiderio che aveva di rivedere quel bel panorama e continuava a chiedersi come poteva essere che tutti lo scordassero con la massima i differenza. Ma per lui non era così ed assolutamente egli sentiva che doveva tornare là. Nella peggiore delle ipotesi avrebbe pagato la salatissime multa ma egli dopo tanti mesi non poteva mancare a quella bella passeggiata, alla meraviglia di quello spettacolo.

In un giorno splendido di sole e di lucentezza dell’aria limpida, egli parti deciso ed in breve tempo, finita la risalita della costa della montagna, arrivò al culmine e fece il primo passo nel sentiero cominciando a bearsi di quel panorama che aveva nel cuore, senonché guardando bene attorno a sé si rese immediatamente conto che era successo qualcosa di grave. Era la vegetazione sconvolta con alberi piegati verso valle e qualcuno sradicato. Oltre a questo cominciò a vedere delle larghe crepe sul terreno e preso dal terrore iniziò a temere che il terreno tutto avesse a franare. Ad un certo punto si rese conto veramente della situazione e di quello che era accaduto durante le disastrose piogge del lungo periodo di abbandono totale.
I fianchi della montagna presentavano larghe e spaventose crepe del terreno che dimostravano gravi movimenti del suolo sicuramente dovuti a frane o comunque a cedimento del sottosuolo , con alberi piegati o addirittura con le radici per aria ed insomma mettendo in luce una situazione davvero grave.

L’AUTODENUNCIA

Il nostro peronaggio, tornato precipitosamente a casa spaventatissimo si sentì così preoccupato da prendere la decisione di presentare direttamente al Sindaco del comune una autodenuncia riguardante l’avere infranto una disposizione di legge ma, dichiarandosi pronto a pagare la relativa ammenda. Egli però riteneva suo dovere di segnalare lo stato di pericolosità delle coste della montagna tanto da ritenere urgente che il Comune effettuasse quanto prima un sopralluogo per appurare stato di pericolosità che egli stesso denuncia con quella lettera raccomandata.
Il Sindaco ha quindi dovuto ordinare subito un sopralluogo nel mentre, a seguito della denuncia, dovette a fargli pagare l’ammenda per l’importo fissato in delibera.
Per quanto riguarda la segnalazione, fatti i debiti sopralluoghi e trovando la piena conferma della denuncia fatta dal personaggio per uno stato di grave pericolo che interessava l’incolumità pubblica ed inoltre la salvaguardia dell’ambiente.

L’ESECUZIONE DELLE OPERE DI SISTEMAZIONE

Il Sindaco comunicò alle competenti autorità che il problema richiedeva l’intervento di tipo straordinario per la sistemazione dei pendii tramite opere consistenti e da eseguirsi con urgenza.
I competenti uffici terminati i necessari sopralluoghi e ricerche redassero un progetto di opere consistenti sia per rinforzare il sottosuolo mediante iniezioni di opportuni leganti ed anche con la posa di tiranti orizzontali atti ad ancorare alla roccia le masse di materiale in movimento con minaccia di franare a valle.
Per la esecuzione di questi imponenti lavori fu necessario costruire anche una strada a mezza costa per l’arrivo in cantiere delle macchine di lavoro. Una volta costruita quella strada si provvide a predisporre delle piazzole panoramiche in corrispondenza della cresta superiore cui si accedeva dalla strada stessa e che consentivano ai visitatori di godere del bellissimo panorama senza che fosse necessario percorrere il vecchio e pericoloso sentiero.

LA CONCLUSIONE

In conclusione fu merito del nostro personaggio appassionato di montagna l’urgentissima ecuzione dei lavori di costruzione di opere assolutamente necessarie e tali da salvaguardare in tempo utile dai franamenti il disastro che era stato già intravisto dallo stesso camminatore .ma al tempo stesso trovava soluzione la salvaguardia per i visitatori che potevano usare la nuova strada anche a scopo turistico e sportivo. Nelle spese della esecuzione delle opere il Sindaco fece introdurre anche il rimborso al volontario delle spese di ammenda a compenso della proficua sua segnalazione fatta in tempo utile della la pericolosità della montagna
A fine lavori nella cerimonia di inaugurazione per la raggiunta sicurezza della montagna venne segnalato in maniera ufficiale e premiato con elegante certificato di benemerenza il nostro personaggio quale valido collaboratore della popolazione del paese.